OGGI LA FESTA DI SAN GIOVANNI DECOLLATO PATRONO DELLA DIOCESI

Sabato prossimo, 31 agosto 2024, alle ore 18, il card. Augusto Paolo Lojudice, vescovo di Montepulciano- Chiusi-Pienza presidierà la Santa Messa in onore di Santa Maria Assunta nella parrocchia di Contignano (Radicofani). Concelebra il parroco, Don Balaraju Kodavatikanti (Bala).
Alle ore 19 si terrà la processione per le vie di Contignano e al termine un momento di fraternità e condivisone.
Domenica 25 agosto alle ore 17 presso il Palazzo Piccolomini di Pienza si terrà l’evento “L’Europa e l’Asia al tempo di Pio II”.
Dopo i saluti introduttivi di Costanza Contu di Opera Laboratori e del vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune Città di Pienza, Angela Vegni, ci saranno gli interventi di: Antonio Zanardi Landi, Ambasciatore del sovrano militare ordine di Malta presso la Santa Sede, Francesco Dondoli, bibliofilo piantino, Angelo Marocco, direttore di If Press, don Manlio Sodi, ordinario emerito all’Università Salesiana di Roma. Sono previste letture dai testi di Paola Lombardi e intermezzi musicali a cura di Giulia Guerrini (viola e arpa celtica) e Sara Ceccarelli (flauto traverso).
Sabato 31 agosto presso l’Eremo della Maddalena a Montepulciano si terrà un nuovo appuntamento del percorso “Abitati dalla Bellezza”, gli incontri di spiritualità attraverso l’arte promossi dalla Pastorale per gli artisti della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza con il patrocinio della Libera Università Biblico Teologica Pio II.
Il tema di questo appuntamento sarà “Stigmata Domini Iesu in corpore meo porto”, la stigmatizzazione di San Francesco nell’iconografia del XIII secolo. Il prossimo 17 settembre, infatti, ricorreranno 800 anni dalle Stimmate del Santo di Assisi, un’esperienza dalla quale, tra le altre cose, sgorgarono le Lodi del Dio Altissimo, celebre testo poetico nel quale San Francesco si rivolge a Dio dicendo “Tu sei Bellezza”. Per prepararsi a questo importante anniversario, il cammino “Abitati dalla Bellezza” si propone quindi di cogliere alcuni aspetti attraverso l’analisi dell’iconografia della stigmatizzazione dei San Francesco nella pittura del XIII secolo.
Il programma della giornata prevede alle ore 15.30 la catechesi di fr. Mario Panconi, archivista della Provincia Toscana dei Frati Minori, poi alle 17 domande e condivisione, alle 17.30 la S. Messa e alle 19 la cena. Necessaria la prenotazione (Federico 3333669776 oppure Judy 3200574875).
Mezzo secolo con il Bravìo delle Botti di Montepulciano. La manifestazione taglia quest’anno il traguardo dei 50 anni e si appresta a vivere questo periodo attraverso ricordi, racconti, aneddoti e immagini, la sua storia e i suoi grandi protagonisti. Il Magistrato delle Contrade di Montepulciano, coordinato dalla nuova Reggitrice Irene Bettollini, ha messo a punto un programma di appuntamenti per tutto l’anno contradaiolo. La manifestazione fu ideata nel 1974 da Don Marcello del Balio ed è divenuta nel 2024 una delle manifestazione più importanti della Regione Toscana.
“proseguono le celebrazioni per il nostro 50° anniversario. Il gruppo di gestione del Magistrato delle Contrade è felice e orgoglioso di ricevere così tante personalità del mondo del Bravìo, tutte insieme, per parlare della storia della nostra manifestazione. Molti dei giovani ragazzi che compongono il Consiglio di Gestione del Magistrato sono cresciuti con i racconti del Bravìo e ci rende particolarmente felici e orgogliosi la creazione di questo evento, per guardare con ammirazione quanto è stato fatto nel tempo ma anche con uno sguardo rivolto al futuro” spiega la reggitrice Irene Bettollini.
“Il Bravìo delle Botti è una manifestazione che, a cinquant’anni dalla sua nascita, rappresenta oggi più che mai un momento di condivisione, di orgoglio e di identità per tutta la comunità poliziana. Dal 1974 ad oggi, il Bravìo delle Botti è cresciuto sia come coinvolgimento popolare, di generazione in generazione, sia come qualità della manifestazione stessa, raggiungendo una popolarità che ha ormai travalicato i confini di Montepulciano, e questo solo grazie alla passione dei suoi protagonisti che, giustamente, verranno celebrati in questa serata speciale” commenta il sindaco appena rieletto Michele Angiolini.
La solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria è fissata il 15 agosto già nel V secolo, con il senso di “Nascita al cielo” o, nella tradizione bizantina, “Dormizione”. A Roma la festa viene celebrata dalla metà del VII secolo, ma si dovrà aspettare il 1° novembre 1950, con Pio XII, per la proclamazione del dogma dedicato a Maria assunta in cielo in corpo e anima.
Nel Credo apostolico, professiamo la nostra fede nella “Risurrezione della carne” e nella “vita eterna”, fine e senso ultimo del cammino della vita. Questa promessa di fede, è già compiuta in Maria, quale “segno di consolazione e di sicura speranza” (Prefazio). Un privilegio, quello di Maria, strettamente legato al fatto di essere Madre di Gesù: dato che la morte e la corruzione del corpo umano sono conseguenza del peccato, non era opportuno che la Vergine Maria – esente dal peccato – fosse intaccata a questa legge umana. Da qui, il mistero della “Dormizione” o “Assunzione in cielo”.
Il fatto che Maria sia già assunta in cielo, è per noi motivo di letizia, di gioia, di speranza: “Già e non ancora”. Una creatura di Dio – Maria – è già in cielo: con e come lei, anche noi, creature di Dio, un giorno lo saremo. Il destino di Maria, unita al corpo trasfigurato e glorioso di Gesù, sarà dunque il destino di tutti coloro che sono uniti al Signore Gesù nella fede e nell’amore.
Interessante notare che la liturgia – attraverso i testi biblici tratti dal libro dell’Apocalisse e di Luca, con il canto del Magnificat – miri a farci non tanto riflettere quanto pregare: il vangelo infatti suggerisce di leggere il mistero di Maria alla luce della sua preghiera, il Magnificat: l’amore gratuito che si estende di generazione in generazione, e la predilezione per gli ultimi e i poveri trova in Maria il frutto migliore, si potrebbe dire il suo capolavoro, specchio nel quale l’intero popolo di Dio può riflettere i propri lineamenti. La solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, in corpo e anima, è il segno eloquente di quanto non solo “l’anima” ma anche la “corporeità” si confermi una “cosa molto bella” (Gn 1,31), tanto che, come nella Vergine Maria, la “nostra carne” sarà assunta in cielo. Questo non ci esula dall’impegnarci nella storia, anzi: proprio lo sguardo rivolto alla Meta, al Cielo, la nostra Patria, spinge a impegnarsi nella vita presente sul solco del Magnificat: lieti per la misericordia di Dio, attenti ai fratelli e sorelle tutti che s’incontra lungo il cammino, a cominciare dai più deboli e fragili.
Qui il testo completo: https://www.vaticannews.va/it/festivita-liturgiche/assunzione-della-beata-vergine-maria.html
Fonte: vaticannews
Don Claudio, Porelli, parroco di San Pietro ad Mensulas a Sinalunga condivide con noi il bilancio di 56 giorni intensi di attività con e per i giovani. Continua a leggere
Partendo dall’osservazione della realtà dei conflitti e dei peccati sociali che affliggono l’umanità oggi, sottolinea la nota, guardando alla speranza insita nella tradizione giubilare della rimozione dei peccati/cancellazione dei debiti e alla riflessione dei Padri della Chiesa, potranno emergere orientamenti concreti che portino ad un cambiamento tanto necessario in ambito spirituale, morale, sociale, economico, ecologico e culturale.
Soltanto da una vera conversione, personale, comunitaria e internazionale, potrà fiorire una vera pace che non si manifesti solo nella conclusione dei conflitti, ma in una nuova realtà in cui le ferite siano curate e ad ogni persona venga riconosciuta la propria dignità.
Da domenica 11 agosto 2024 a mercoledì 14 agosto 2024 nella cattedrale di Pienza verrà esposta al pubblico la “Bibbia Amiatina” del VII secolo D.C., la più antica copia manoscritta conservata integralmente nella sua versione latina redatta da San Girolamo.
Il programma prevede:
domenica 11 agosto 2024 alle ore 11, 30 l’esposizione del prezioso volume.
lunedì 12 agosto 2024 alle ore 19 la conferenza Don Gianpaolo Riccardi su “La Bibbia parla ancora oggi’“.
martedì 13 agosto 2024 alle ore 19 la conferenza della dott. ssa Liana Massala su “Il sogno di Pio II e la Bibbia Amiantina”.
mercoledì 14 agosto 2024 alle ore 18 la Santa Messa a conclusione della mostra.
L’ultimo numero di Toscana oggi ha dedicato un focus speciale allaVal d’Orcia a 20 anni dalla proclamazione come patrimonio mondiale dell’umanità. Un territorio unico che ha influenzato nei secoli anche la nascita e lo sviluppo dei comuni presenti su questo territorio. Oggi però la Val d’Orcia guarda non solo al passato, ma soprattutto al futuro. I sindaci di Castiglione d’Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani e San Quirico D’Orcia raccontano questo legame fortissimo con una terra unica.
LUCA ROSSI, sindaco di Castiglione D’Orcia.
Credo che al di là del riconoscimento UNESCO, che comunque è stato fondamentale, occorre fare il punto della situazione di oggi e sugli degli obiettivi. Credo sia utile ripartire da ciò che fu l’idea di base negli anni 90 con la creazione del parco: conservazione delle risorse e sguardo al futuro.
Ogni mattina guardando la bellezza infinta del nostro territorio sento una grande responsabilità e mi convinco sempre di più che occorre mettere al primo posto del nostro lavoro la preservazione della nostra identità. La Val d’Orcia prima di essere un luogo da visitare è una comunità viva da valorizzare e proteggere.
Bene lo sviluppo del turismo, ma dobbiamo anche conservare i nostri modelli di base come quello agricolo che deve essere incentivato e protetto. Dobbiamo puntare anche sul manifatturiero di qualità divenendo una modello di attrazione per un futuro investimento con aziende di alto livello.
SILVIO FRANCESCHELLI, Sindaco di Montalcino.
La candidatura della Val D’Orcia 20 anni fa un‘intuizione geniale che ha unito tutti i comuni che insistono su questo territorio unico. Un evento che non solo ha fatto grande la nostra terra, ma l’ha preservata nella storia, nelle tradizioni e nelle eccellenze, ma anche da speculazioni che ne avrebbero alterato l’aspetto e l’anima.
Oggi dobbiamo tutti insieme aggiornare il nostro percorso per guardare al futuro con nuovi progetti condivisi che puntino soprattutto alla sostenibilità ambientale legata allo sviluppo.
Tanto è stato fatto, ma sono convinto che si possa, ancora una volta, puntare in alto in tutta la Val D’Orcia con idee che stiano al passo con i tempi senza dimenticare l le nostre tradizioni e la nostra gente.
MANOLO GAROSI, sindaco di Pienza.
Pienza non sarebbe mai potuta nascere cosi come noi la vediamo, senza il suo paesaggio. Il riconoscimento Unesco della Val d’Orcia è giunto come conseguenza necessaria di quanto disposto in precedenza sul centro storico di Pienza. Autorevoli studiosi che hanno approfondito la nascita della Città di Pio II si sono resi conto presto del fatto che il paesaggio valdorciano era stato un punto di partenza per gli architetti come Alberti e il Rossellino per orientare e sviluppare l’urbanistica pientina. Oggi è cosa quasi naturale osservare il paesaggio valdorciano dalle mura pientine, notare il punto di fuga che genera l’assonometria della piazza, godere dal Palazzo Piccolomini tutta la grande conca naturale della valle. L’Unesco ha anticipato i tempi e ha potuto valorizzare e fermare nella sua bellezza naturale ed artistica questo angolo un tempo remoto della Toscana, che la povertà secolare ha conservato nella sua forma più antica . Sono passati 20 anni e questo riconoscimento Unesco ha inscritto la bellezza valdorciana in un alone di favola e di storia ricca di eventi e di vicende oggi trasformate in una mitologia moderna da artisti, poeti, scrittori che qui si sono fermati per molto tempo. Oggi possiamo godere tutti insieme di questo splendido risultato.
FRANCESCO FABBRIZZI, Sindaco di Radicofani.
Il riconoscimento UNESCO alla Val D’Orcia ha dato negli anni un fortissimo impulso allo sviluppo del territorio anche al nostro comune. In questi ultimi anni è cresciuto tutto il “sistema turismo” di Radicofani dove tra le altre cose passa anche la via Francigena. I dati parlano chiaro: sono aumentati il numero dei visitatori, sono nate nuove opportunità di lavoro per i nostri concittadini ed inoltre le attività presenti hanno avuto la possibilità di rimanere aperte ed anzi assistiamo all’apertura sempre di nuove attività legate all’accoglienza e al turismo. Anche chi non lavora nel settore turistico ha avuto dei benefici con l’incremento del valore degli immobili. Nel contempo abbiamo avuto anche la possibilità di ristrutturare e rendere più accessibili i nostri centri storici.
Gli amministratori di allora che ebbero l’intuizione valorizzarono al massimo ciò che avevamo sotto gli occhi da tempo: una terra speciale di una bellezza senza pari.
MARCO BARTOLI, Sindaco di San Quirico d’Orcia.
È un simbolo paesaggistico e naturale che da sempre rappresenta il buon governo di un territorio. Basti pensare all’affresco del Lorenzetti nel palazzo pubblico a Siena. In quest’ottica la Val d’Orcia è sempre stata è un fiore all’occhiello per tutta l’area di riferimento, ma anche oltre a livello regionale, ma anche nazionale.
San Quirico negli anni si è sempre contraddistinta a livello truistico grazie al lavoro svolto dal parco naturale e artistico della valle. Questo è stato un valore aggiunto importantissimo per ognuna delle cinque municipalità all’interno di quest’area. Senza questo riconoscimento UNESCO forse la nostra fortuna sarebbe stata minore rispetto a quello che abbiamo raggiunto oggi. San Quirico è il paese del mio cuore, dove ho deciso di vivere e di costruire una famiglia. Qui ci sono le mie radici profonde.
Dovremo essere pronti ad applicare politiche di tutela di un territorio unico che è vivo e che trae linfa vitale dal turismo, dalla cultura e dall’agricoltura. La Val d’Orcia è stata il crocevia di storia e di storie. Basti pensare ad Enea Silvio Piccolomini a Pienza, a Montalcino che è stata l’ultima repubblica senese, a San Quirico con i Chigi che avviarono lo sviluppo di tutto il nostro territorio, a Castiglione d’Orcia che ha dato i natali al Vecchietta, fino a Radicofani con Ghino di Tacco.
La nostra storia di oggi nasce da quelle di ieri, che rappresentano un patrimonio storico e culturale senza pari. Dobbiamo sapere proteggerle e tutelarle, ma guardando al futuro.
Don Jean de Dieu Kahongya Nduhi Ya Vusa, viceparroco a Chiusi-Scalo è appena tornato dal Congo. “Toscana oggi “lo ha intervistato nella canonica della parrocchia di santa Maria della Pace.
Qual è la sua storia personale?
Sono prete dal 1997 e vice-parroco a Chiusi dal 2008. Sono stato ordinato in Congo, ma sono venuto più volte in Italia per studiare alla Gregoriana e all’Angelicum. Ho iniziato il mio percorso vocazionale in una Congregazione religiosa, gli Agostiniani dell’Assunzione, ma poi ho scelto di essere sacerdote diocesano. Ho fatto anche il missionario in Tanzania dal 2003 al 2005, ma la mia strada mi ha portato in questa diocesi.
Che ruolo ha la Chiesa nel suo paese?
In un momento così difficile di sofferenza e lacerazioni per il mio popolo la Chiesa cattolica è rimasto l’ultimo baluardo di speranza e di unione. Prima di tutto perché attraverso le Caritas locali cerca di alleviare le difficoltà della popolazione soprattutto quella più povera e quella in fuga. C’è bisogno di tutto dall’acqua, ai medicinali, al cibo. I sacerdoti, le suore e i laici cattolici cercano di fare il possibile per tutti senza sosta. In secondo luogo la gente sa che qualsiasi cosa possa accadere la Chiesa Cattolica c’è anche a costo di gravi e grandi sacrifici. Spesso ci sono rapimenti. Ci sono state anche delle uccisioni, ma nonostante questo le porte delle chiese sono sempre aperte per cercare di dare un sollievo. Non è poco.
Il rapporto con il suo paese La diocesi di Montepulciano- Chiusi- Pienza?
Esiste una collaborazione pastorale tra la parrocchia di Chiusi e quella di – Maboya, nell’est del Congo, entrambe dedicate alla Regina della Pace. Ci sono stati numerosi scambi e diverse volte ci sono state delegazioni dall’Italia guidate dal vicario, Don Antonio Canestri.
In oltre 20 anni di gemellaggio grazie all’impegno e alla solidarietà dei parrocchiani di Chiusi-Scalo e dell’Associazione Amici di Betlemme sono state costruite diverse strutture come scuole, l’ospedale e centri di aggregazione.
Che situazione ha trovato?
La situazione del mio immenso paese non è facile. Pensate che dalla mia città Butembo alla capitale Kinshasa ci sono 2500 chilometri. Un altro mondo che spesso si trova troppo lontano da ogni attenzione. Inoltre, non abbiamo un sistema statale d’assistenza sanitaria e tantomeno l’accesso alla scuola. Una condizione veramente difficile.
In tutto questo da anni assistiamo ad una forte instabilità politica che ha portato a guerre e colpi di stato. Tutto questo con all’orizzonte lo zampino delle grandi potenze economiche mondiali che tendono a spostare il baricentro politico congolese a seconda delle convenienze economiche grazie anche a una diffusa corruzione.
Il mio paese è ricco di materie prime che fanno gola a tanti. “A buon intenditore poche parole”. La maggiore parte della popolazione vive con un dollaro al giorno, mentre una piccola élite viaggia con aerei privati e fa studiare propri figli in Europa.
I cristiani vivono momenti difficili?
Si. Secondo Aiuto alla Chiesa che soffre, dei 28 Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati nel mondo, 13 sono africani e la Repubblica Democratica del Congo è al primo posto. È una situazione veramente tragica che vedi i nostri fratelli e sorelle nella fede presi a tenaglia presi a tenaglia tra i ribelli islamici e quelli M23 con la quiescenza delle truppe dell’ONU senza dimenticare una forte presenza dei gruppi armati non tutti protagonisti della pace e dell’esercito congolese non tanto nazionalista. Sono all’ordine del giorno massacri di interi villaggi cristiani e nella migliore delle ipotesi in questo periodo della raccolta della pianta del cacao arrivano e derubano i contadini del raccolto e poi vanno via lasciando povertà su povertà.
Di questa tragedia si parla veramente poco. L’unico faro per noi è papa Francesco che a più riprese ha denunciato questa situazione tragica e feroce allo stesso tempo.
Il Pontefice in occasione del suo il suo 40.mo viaggio apostolico che nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan ha detto in maniera netta “Il continente africano non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare, ma “sorriso e speranza” del pianeta. L’Africa è come un diamante, le sue facce sono numerose, riflette la luce, è preziosa. Deve esserlo anche agli occhi del mondo, le cui mani avide e bramose di potere e denaro hanno troppo a lungo soffocato, e dalle mani e dai cuori degli africani deve partire quel riscatto che metta al centro il vero sviluppo umano, una diplomazia dell’uomo per l’uomo” ed ancora ha detto “ritirate le vostre mani dalla Repubblica democratica del Congo”. Francesco ha saputo interpretare la nostra situazione, ha saputo donarci una speranza di cui abbiamo tanto bisogno, soprattutto noi cristiani.
Il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena- Colle di Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano Chiusi-Pienza intervistato a Lourdes, da Giampiero Bagnati, presidente della Sezione Toscana a dell’Unitalsi, spiega il significato profondo del pellegrinaggio alla grotta di Massabielle.
QUI IL VIDEO:
La trecentesca Chiesa di Sant’Agostino di Montepulciano sarà il suggestivo scenario di un evento straordinario dedicato agli amanti dell’arte e della storia del territorio: “Agostiniani in Terra di Siena”. L’iniziativa prevede una mostra bibliografica e una conferenza inaugurale, domani sabato 3 agosto, che metteranno in luce l’importanza dei monaci agostiniani nella storia locale.
L’evento avrà inizio alle ore 16:30 con una Santa Messa presieduta da Sua Em.za Augusto Paolo Lojudice, Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza. Seguiranno i saluti istituzionali e gli interventi delle autorità presenti: Sua Em.za Augusto Paolo Lojudice, Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza; Michele Angiolini, Sindaco di Montepulciano; Elena Rosignoli, Consigliera Regionale; Don Domenico Zafarana, Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana; Don Manlio Sodi, Incaricato pastorale della cultura Diocesi Montepulciano-Chiusi-Pienza; Cinzia Cardinali, Direttrice Archivio di Stato di Siena; Giuliano Faralli, Presidente nazionale Serra Club International; Fausto Rossi, Società Bibliografica Toscana; Carlo Salvioni, Rotary Club Chianciano-Chiusi-Montepulciano; Marco Mosconi, Dirigente scolastico dei Licei Poliziani. A seguire, due importanti interventi arricchiranno la giornata: Maria Rachele Romeo presenterà “La riscoperta di un affresco: la Gloria di Sant’Agostino di Bartolomeo Barbiani”; Padre Rocco Ronzani O.S.A. discuterà su “Gli Agostiniani in Toscana. Otto secoli di storia e le sue fonti archivistiche”.
La cerimonia culminerà con l’inaugurazione della mostra di libri antichi, incisioni e acquerelli curata da Paolo Tiezzi Maestri, Andrea Giambetti e Massimo Tosi. L’esposizione includerà acquerelli contemporanei dell’architetto Massimo Tosi che ritraggono chiese e conventi agostiniani delle province di Firenze, Arezzo e Siena. La mostra resterà aperta fino al 28 agosto con orario 10:00 – 18:00.
Da sottolineare che l’iniziativa avrà una dimensione itinerante: dopo Montepulciano, la mostra sarà allestita anche nei Comuni di Asciano, Siena, Torrita di Siena e Montalcino, accompagnata da convegni e giornate di studio su Sant’Agostino e sull’importanza degli Agostiniani nelle terre di Siena.
“Agostiniani in Terra di Siena” è un evento promosso dalla Società Bibliografica Toscana, in collaborazione con l’Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana (ISVAST). L’iniziativa gode del patrocinio e del sostegno della Regione Toscana, del Comune di Montepulciano, del Comune di Torrita di Siena e di un prestigioso numero di enti ed istituzioni, tra cui il Consiglio Regionale della Toscana, la Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza e la Provincia Agostiniana d’Italia.
Si chiude questa settimana la rubrica ospitata sulle pagine dell’Araldo Poliziano dal titolo “Scuole Aperte”, con l’intervista al dirigente scolastico dell’IC “John Lennon” di Sinalunga, il prof. Ugo Basciu.
Di seguito una breve video anticipazione dell’intervista:
A Monticchiello, piccolo borgo medievale che sorge nel cuore della Val d’Orcia, sabato scorso, 27 luglio, è tornato in scena un progetto sociale e culturale nato negli anni ’60 del secolo scorso e che ritorna puntale ogni estate: quello del Teatro Povero.
Un appuntamento tradizionale del quale ha parlato anche il giornale Toscana Oggi, con un articolo dedicato a questa bellissima realtà, che ogni anno vuole mostrare la vitalità culturale ancora forte a Monticchiello.
La Cooperativa che tiene in vita ancora oggi questa realtà ha spiegato a Toscana Oggi come «agli inizi di quel decennio Monticchiello attraversava una profonda crisi collegata alla rapida eclissi del sistema economico e sociale che aveva caratterizzato per secoli la sua esistenza: la mezzadria. Lavoro, cultura e tradizioni andavano rapidamente scomparendo e la popolazione in pochi anni subì un drammatico calo, fu quasi dimezzata dalla migrazione verso le città in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita date dal boom economico. Quelli che per scelta o necessità decisero di rimanere iniziarono allora a riflettere sul senso delle rapide trasformazioni che stavano travolgendo il loro mondo e le loro identità. In un paese senza un teatro venne così deciso di aggregarsi attorno a un’idea di teatro in piazza: una forma di spettacolo che divenne presto un tentativo di ricostruzione collettiva e ideale del senso delle proprie vite. Una forma di resistenza alla crisi, un modo per resistere e per esistere che dura ancora adesso».
Per il 58° autodramma, che sarà in piazza fino a mercoledì 14 agosto, Gianpiero Giglioni, co-regista e drammaturgo, ha invece raccontato cosa aspettarsi: «Dalle assemblee e dalle nostre riflessioni è stato elaborato un testo che sviluppa una piccola epopea familiare su un arco temporale di circa ottanta anni. Partiamo da un episodio ambientato durante la Seconda Guerra, con le difficoltà di una famiglia di mezzadri contadini messa in ginocchio dalle conseguenze del conflitto e dallo sfruttamento padronale. Qua incontriamo anche quelli che saranno i due protagonisti, Tonio e Palmira, fratello e sorella, i quali prenderanno via via strade opposte, nei valori, nelle scelte esistenziali. In loro, evidentemente, si allude anche a una profonda ambivalenza che da allora esiste nella società italiana. Li ritroviamo infatti poi nel 1960, mentre lei è intenta ad aiutare i vecchi mezzadri ad uscire dalla marginalità e dal bisogno materiale e lui si dà da fare, al contrario, per sfruttare senza tanti scrupoli le occasioni di profitto rese possibili dal boom economico. L’epilogo sarà ai nostri giorni, mostrando le conseguenze umane, psicologiche e sociali dei distinti percorsi, dove, infine, giunti al dunque, per tutti sarà terribilmente difficile affermare delle scelte autonome e personali, al di là dei condizionamenti sociali e familiari. Il titolo, “Il velo della sposa”, allude sia ai tre matrimoni che scandiscono ciascuna delle tappe storiche della narrazione, sia a una trasparenza dietro la quale si celano verità non immediatamente percepibili, necessariamente da scoprire con un percorso di disvelamento e, per certi versi, di liberazione».
In occasione della festa liturgica di San Domenico di Guzman, che ricorre il prossimo 8 agosto 2024, le parrocchie di Montepulciano promuovono il triduo e la festa in onore del Santo Fondatore dell’Ordine dei Predicatori.
Infatti dal 5 all’8 agosto 2024 presso il santuario di Sant’Agnese a Montepulciano ogni giorno alle ore 18 si terrà la preghiera e la Santa Messa in onore del Santo. In particolare l’8 agosto la preghiera e la celebrazione eucaristica sarà presieduta da Padre Giovanni Ferro della comunità domenicana di Perugia.
Domenico di Guzman (Caleruega, Spagna 1170 – Bologna , 6 agosto 1221) è, con Francesco d’Assisi, uno dei patriarchi della santità cristiana suscitati dallo Spirito in un tempo di grandi mutamenti storici. All’insorgere dell’eresia albigese si dedicò con grande zelo alla predicazione evangelica e alla difesa della fede nel sud della Francia. Per continuare ed espandere questo servizio apostolico in tutta la Chiesa, fondò a Tolosa (1215) l’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani). Ebbe una profonda conoscenza sapienziale del mistero di Dio e promosse, insieme all’approfondimento degli studi teologici, la preghiera popolare del rosario.
Da oggi e fino al 3 agosto 2024 si svolgerà il pellegrinaggio della Sezione Toscana dell’UNITALSI. Al pellegrinaggio, al quale prenderanno parte circa 350 persone, che ha come titolo “Che si venga qui in processione”, parteciperà anche il Card. Augusto Paolo Lojudice insieme anche ad una nutrita rappresentanza della diocesi di Siena – Colle Val D’Elsa – Montalcino e di Montepulciano – Chiusi – Pienza.
Il cardinale presidierà le celebrazioni previste nel pellegrinaggio in particolare il 31 luglio 2024 alle ore 9,30 presso la basilica di San Pio X celebrerà la santa messa internazionale.
Tutti coloro che non sono potuti partire per Lourdes potranno unirsi in preghiera seguendo in diretta TV il Rosario alla Grotta, alle ore 18 di giovedì 1° agosto 2024 (sarà su TV2000, visibile su canale 55, oppure sul canale 140 di Sky).
“La prima volta che andai a Lourdes – spiega il card. Lojudice – era il 1989, ero stato da poco ordinato sacerdote. Poi sono tornato a diverse riprese, ma ormai manco dal santuario da molti anni”.
“Durate il pellegrinaggio – aggiunge il Cardinale – metteremo al centro delle nostre preghiere a Maria soprattutto i malati, le persone anziane e i più fragili”.
“Una preghiera speciale – aggiunge il Cardinale – la faremo per Papa Francesco che in questi anni si sta facendo voce autorevole per donare al mondo la vera pace di cui abbiamo tanto bisogno”.
Per la rubrica ospitata sulle pagine dell’Araldo Poliziano, dal titolo “Scuole Aperte”, questa settimana spazio a due dirigenti scolastici: la prof.ssa Maria Grazia Vitale dell’Istituto “Amedeo Avogadro – Leonardo da Vinci” di Abbadia San Salvatore e la prof.ssa Maria Donata Tardio dell’Istituto Comprensivo di Piancastagnaio da cui dipendono le scuole di Radicofani.
Di seguito una breve video anticipazione dell’intervista alla prof.ssa Vitale: