Preghiera del Vescovo Stefano per il digiuno eucaristico

Dunque non si potrà celebrare la Pasqua nel modo solito, cioè comunitariamente nelle nostre chiese.    

Quando cominciò ad affacciarsi questa probabilità, dopo il decreto ministeriale dell’8 marzo, provammo un certo sgomento e speravamo non si verificasse. Ed invece è proprio così, il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti di questa settimana lo conferma. È appunto all’8 marzo che risale la nostra ultima partecipazione alla Messa e alla comunione eucaristica e ci sembra già un’eternità. Questa situazione è stata accettata dalla Chiesa italiana “in forza della tutela della salute pubblica” (Comunicato CEI del 10.03.2020) ovviamente non perché lo Stato ce lo abbia imposto ma per senso di responsabilità civile e religiosa. Lo stesso amore che l’eucarestia forma in noi, ci rende attenti del bene da fare ai nostri fratelli. Si tratta infatti di fare tutti diligentemente la propria parte perché la diffusione del virus sia contenuta entro quei limiti che permettono al nostro sistema sanitario di salvare più vite possibile, che finora erano soprattutto quelle dei più fragili, per anzianità o per condizioni di salute già compromesse, ma che adesso, con l’accelerazione del contagio in prossimità del raggiungimento del picco, sono quelle di tutti. Come sempre, la scelta di porre al primo posto gli ultimi ritorna a vantaggio di tutta la collettività.
Come vivere dunque questa situazione da cristiani? La nostra fede ne sta subendo un danno? Mi sento di dire con una certa sicurezza di no e non solo perché sta aumentando la preghiera nelle case e nelle famiglie. La fede cresce e si rafforza proprio attraverso le prove. Che però vanno vissute con fede, appunto. Aiutiamoci allora a vivere il presente con fede.
Il primo pensiero del credente è quello di vivere questa situazione come se la ricevesse dalle mani del Signore. Poi il credente può pregare così:

“Tu Signore crei la luce e formi le tenebre (Is 45,7),
tutto viene da te.
I tuoi pensieri non sono i nostri pensieri
e le tue vie non sono le nostre vie.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le tue vie sovrastano le nostre vie,
i tuoi pensieri sovrastano i nostri pensieri (Is 55,8)
e la tua Provvidenza è grande e imperscrutabile per noi.
Noi non sappiamo quale sia il nostro vero bene in ciò che ci capita,
tu invece lo sai e tutto fai per il nostro bene
al punto che
anche dal male compiuto dall’uomo
sai trarre la salvezza per noi.
Aiutaci, o Padre, a vivere questo digiuno eucaristico con la fede.
Noi ti offriamo questo sacrificio
e lo uniamo a quello del tuo Figlio,
presente proprio nella celebrazione eucaristica.
Poniamo sull’altare,
dove ogni giorno celebrano i nostri sacerdoti,
la nostra sofferenza e la nostalgia, che ci trapassa il cuore,
di quel dono incommensurabile che solo il tuo Amore poteva inventare per noi:
il Pane del cielo, Corpo e Sangue del tuo Figlio,
che noi amiamo tanto e tanto desideriamo.
Ti offriamo questo nostro dolore in riparazione per le Sante Messe vissute male,
con poca attenzione o con svogliatezza;
per le comunioni fatte non essendo ben preparati, distratti
o con l’anima priva della tua grazia a causa dei nostri peccati;
per le domeniche che non abbiamo santificato partecipando alla Messa
o per quando vi abbiamo partecipato con superficialità, arrivando tardi per la nostra pigrizia;
per quando non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso.
Perdona i nostri peccati Signore!
Noi ti offriamo questo nostro sacrificio anche perché tu aumenti il nostro desiderio di Te.
Riempici il cuore di ardente fame del Corpo del tuo Figlio
perché quando avremo superato questa prova possiamo ritornare al tuo altare con umiltà e gioia grande,
guardando l’Eucaristia con occhi nuovi e riceverla con immensa gratitudine.
Glorificheremo il tuo amore Signore!
Intanto la tua Provvidenza ci sostenga.
Come hai sostenuto l’antico popolo nel deserto per 40 anni,
così fa che non periamo spiritualmente per la mancanza del Cibo santo.
La tua mano ci può sostenere e, per la tua potenza che mai viene meno,
può distribuire la grazia necessaria alle nostre anime finché sia attraversato questo deserto.
Lo sappiamo: tu mai abbandoni il tuo popolo che ti sei acquistato col sangue del tuo Figlio.
Egli ci ha detto: Io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo (Mt 28,20).
Con Te niente temiamo, o Signore,
tu sei il nostro rifugio e la roccia della nostra salvezza (Salmo 94,1).
Tu sei Santo, Signore Dio che compi meraviglie,
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei Altissimo, Tu sei onnipotente.
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene. Amen.

+Stefano

 Decreto della Penitenzieria apostolica per l’indulgenza per i malati e per chi li assiste

Indulgenza plenaria ai fedeli malati di coronavirus, nonché agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che a qualsivoglia titolo, anche con la preghiera, si prendono cura di essi. Lo stabilisce un Decreto della Penitenzieria apostolica pubblicato oggi e firmato dal cardinale penitenziere Mauro Piacenza e dal reggente, monsignor Krzysztof Nykiel.

Con una nota che accompagna il Decreto, la Penitenzieria inoltre stabilisce che nell’attuale contingenza, per “la gravità delle attuali circostanze” e “soprattutto nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico e fino a quando il fenomeno non rientrerà”, ricorre la possibilità di impartire “l’assoluzione collettiva”, cioè “a più fedeli insieme”, “senza la previa confessione individuale”. Fermo restando che deve essere il vescovo diocesano a specificare l’applicazione di questa modalità straordinaria di celebrare il sacramento della penitenza che è possibile utilizzare in caso di “imminente pericolo di morte” oppure, appunto, “per grave necessità”.

Nel Decreto si concede l’Indulgenza plenaria “ai fedeli affetti da coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile”.

Alle stesse condizioni l’Indulgenza plenaria potrà essere ottenuta anche dagli operatori sanitari, dai familiari e da quanti, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus.

La Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede alle medesime condizioni l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, “anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé”.

L’Indulgenza plenaria infine, stabilisce il Decreto, può essere ottenuta anche dal fedele che in punto di morte si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi e del Viatico, “purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente nella vita qualche preghiera”. In questo caso “è raccomandabile l’uso del crocifisso o della croce”.

Per quanto riguarda l’assoluzione collettiva – spiega la Nota della Penitenzieria – nel caso vi fosse “la necessità improvvisa” di impartirla “il sacerdote è tenuto a preavvertire, entro i limiti del possibile, il vescovo diocesano o, se non potesse, ad informarlo quanto prima”. Spetta comunque al vescovo diocesano “determinare, nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico, i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l’assoluzione collettiva: ad esempio all’ingresso dei reparti ospedalieri, ove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l’assoluzione sia udita”.

La Nota poi sottolinea che nella presente “emergenza pandemica”, spetta sempre al vescovo diocesano “indicare a sacerdoti e penitenti le prudenti attenzioni da adottare nella celebrazione individuale della riconciliazione sacramentale, quali la celebrazione in luogo areato esterno al confessionale, l’adozione di una distanza conveniente, il ricorso a mascherine protettive, ferma restando l’assoluta attenzione alla salvaguardia del sigillo sacramentale ed alla necessaria discrezione”.

La Penitenzieria suggerisce inoltre di valutare “la necessità e l’opportunità di costituire, laddove necessario, in accordo con le autorità sanitarie, gruppi di ‘cappellani ospedalieri straordinari’, anche su base volontaria e nel rispetto delle norme di tutela dal contagio, per garantire la necessaria assistenza spirituale ai malati e ai morenti”.

Laddove infine “i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali”, come indicato dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1452)”.

A questa precisa disposizione del Catechismo ha fatto riferimento Papa Francesco nella Messa mattutina a Santa Marta. “È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti – ha spiegato il Pontefice – parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: ‘Signore ho combinato questo, questo, questo… Scusami’, e chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’Atto di Dolore e promettigli: ‘Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso’. E subito, tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il Catechismo, al perdono di Dio senza avere alla mano un sacerdote. Pensate voi: è il momento! E questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un Atto di Dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve”.

Scarica il Decreto
Decreto della Penitenzieria Apostolica circa la concessione di speciali Indulgenze ai fedeli nell’attuale situazione di pandemia

Il servizio “te lo portiamo noi” - lo 0578 712227

Attivato lo sportello telematico del Comune di Montepulciano per famiglie e singoli: “Un aiuto a casa”

Riceviamo e condividiamo con piacere l’iniziativa del COMUNE DI MONTEPULCIANO che ha attivato uno sportello telematico per famiglie e singoli che non possono sopperire alle loro necessità quotidiane per problemi indirettamente legati all’epidemia da Covid-19 “Un aiuto a casa”: un protocollo d’intesa tra Comune di Montepulciano  e alcune associazioni di volontariato per un concreto supporto  a persone in difficoltà a causa dell’epidemia da Coronavirus

Nell’ultima giunta comunale che, seguendo le indicazioni dei vari DPCM, si è svolta in parte in videoconferenza, è stato deliberato un protocollo d’intesa tra il Comune di Montepulciano e alcune associazioni di volontariato del territorio. Il protocollo, dal nome particolarmente eloquente, “Te lo portiamo noi”, vede l’attuazione di un accordo mirato a dare supporto a quelle persone che, a causa dell’epidemia da Coronavirus, pur non essendo in quarantena o in isolamento, versano comunque in uno stato di difficoltà per il fatto che sono anziane o malate e che non possono uscire per fare la spesa, procurarsi medicinali e acquistare generi di prima necessità. Molte di queste, poi, non possono neanche ricevere assistenza da amici o familiari che sono a loro volta malati, o in isolamento, o in quarantena.

Il protocollo, quindi, non è in sovrapposizione con l’operato della Protezione Civile, che è concentrato nel sostegno a persone in quarantena, ma si rivolge a fasce di cittadinanza che in questo momento sono particolarmente deboli e non in grado di sopperire a certe normalissime attività della loro quotidianità.

“Le associazioni che, malgrado il divenire concitato della situazione, hanno entusiasticamente e in tempi brevissimi aderito alla richiesta di collaborazione del Comune” – dice Emiliano Migliorucci, assessore alle Politiche Sociali del Comune – “sono La Croce Rossa Italiana, la Fratellanza di Misericordia di Acquaviva, la Pia Arciconfraternita di Misericordia di Montepulciano e la Vigilanza Civile Ambientale di Acquaviva. A loro va il nostro ringraziamento, al quale sono certo che si unisca quello dell’intera comunità poliziana.”

A questo progetto, pur in un momento di difficoltà operativa e incertezza finanziaria, il Comune ha destinato risorse proprie creando un apposito fondo di bilancio a copertura delle spese vive di quelle associazioni che hanno dato la loro disponibilità. Il Comune svolgerà anche funzioni operative di raccordo rispondendo alle chiamate e gestendo le prenotazioni che dovranno essere fatte al numero dedicato al servizio “te lo portiamo noi” – lo 0578 712227.

Il numero è attivo dalle 9:00 alle 13:00, dal lunedì al venerdì; le richieste che saranno pervenute entro le 11:00 saranno evase possibilmente in giornata, quelle che arriveranno in orario successivo saranno evase il giorno seguente. Si sottolinea che i cittadini che potranno rivolgersi al servizio dovranno essere effettivamente in uno stato di necessità, che non è legato a fattori economici, ma ad altri riferibili, come sopra detto, alla impossibilità di uscire di casa e di avere qualcuno che possa farlo per loro.

“Ancora una volta” – così Michele Angiolini, sindaco di Montepulciano – “le nostre associazioni si rivelano preziose e necessarie per alleviare le difficoltà di molti cittadini aiutandoci in un servizio che solo apparentemente è secondario, ma che invece è fondamentale per garantire una qualità della vita accettabile a persone e famiglie colpite, seppure in modo indiretto, da questa epidemia che sta sconvolgendo la nostra quotidianità e i nostri rapporti sociali”.

Lettera del Presidente di Azione Cattolica diocesana

Riceviamo e trasmettiamo la lettera che il nuovo Presidente, Paolo Cencini, con un pensiero pieno di amicizia, ha rivolto agli aderenti, ai simpatizzanti, agli amici dell’Azione Cattolica diocesana e ai sacerdoti assistenti. 

 


Montepulciano stazione, 19 marzo 2020, san Giuseppe

Carissimi amici, a pochi giorni dalla mia nomina a presidente diocesano, avrei voluto rivolgervi un saluto in circostanze più serene, ma è questo l’oggi che siamo chiamati ad abitare, e chi vive l’esperienza dell’Azione Cattolica sa bene quanto la fede sia radicata nella storia e ci chiami a vivere da cristiani il tempo in cui siamo, sapendo vedere il Signore all’opera in ogni circostanza.  Ognuno di noi, all’interno della sua casa, sperimenta una sorta di “quaresima nazionale” nella quale le rinunce e i sacrifici si presentano come necessità inevitabile. Ebbene, credo che proprio in questo contesto fare parte della famiglia dell’A.C. ci sostenga. Permettetemi poche parole che vogliono essere di fraternità e di speranza.

Prima di tutto vorrei ricordare il vincolo spirituale che ci lega come cristiani: l’amicizia, la comunanza nella preghiera e nella fede sono una grande ricchezza che, lo sperimentiamo, aiuta a vivere da persone libere questi giorni difficili. In questa realtà il “legame associativo” è un qualcosa di più: in A.C. non si è mai soli. Magari non saremo bravi, ma certamente sappiamo che tutto ciò che facciamo lo facciamo insieme e lo viviamo insieme. Riscopriamo l’Associazione come famiglia!

Vorrei ripensare con voi alle parole che i Fondatori misero al centro dell’Associazione insieme a quella che san Paolo VI ci ha donato in aggiunta:

– preghiera: per dare un senso ad ogni giornata e vivere in comunione con il Signore;
– sacrificio: offrire le privazioni, le angosce di ogni giorno per il bene della Chiesa, dell’Italia e di tutto il mondo;
– studio: se ci dobbiamo fermare possiamo forse avere più tempo per curare anche la dimensione intellettuale della fede. Oggi c’è tanto bisogno di persone capaci di riflettere;
– azione: la novità della situazione ci spinge a “osare” cercando forme nuove di carità e di testimonianza.

Insieme all’assistente don Fabrizio, che si unisce a questo breve saluto, abbiamo pensato di proporvi di recitare ogni giorno questa preghiera alla Madonna che anni fa fu consegnata agli aderenti:

Vergine santa, madre di Gesù e madre nostra,
oggi deponiamo nel tuo cuore
le nostre inquietudini e le nostre speranze,
i nostri dolori e le nostre gioie.
Vogliamo offrirti la nostra preghiera e il nostro amore
 per la Chiesa
inserita nel mondo come sacramento di salvezza.
Tu sai bene di che cosa abbiamo bisogno:
una grande disponibilità ad accogliere la parola di Dio e a metterla in pratica
una serena fortezza per abbracciare la croce del tuo figlio
e una capacità piena di gioia nell’impegno a servizio dei nostri fratelli.
Vogliamo amare intensamente la Chiesa
e vivere in comunione profonda con i nostri pastori.
Donaci la grazia di esser oranti e missionari,
fa che sappiamo accogliere la Parola di Dio e contemplarla,
metterla in pratica e comunicarla
con il fuoco dello Spirito.
Amen.

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza (2 Cor 6,2). Nella consapevolezza che lo Spirito ci mostra strade buone per vivere in questo tempo vi saluto confidando nella preghiera di ciascuno per l’Azione Cattolica diocesana e per il mio servizio in essa.

Paolo Cencini
Presidente diocesano Azione Cattolica di Montepulciano Chiusi Pienza.

 

La Supplica a Maria del Vescovo Stefano per la Novena

In questi giorni di Novena per l’Annunciazione, alla fine del Rosario che facciamo «per rivolgerci con fiducia alla nostra Madre celeste, la Beata vergine Maria, perché ci ottenga con la sua intercessione presso il Figlio suo, l’abbreviamento del tempo della prova», il Vescovo Stefano ha composto una Supplica che rivolgiamo coralmente a Maria, Regina del Santo Rosario
Ecco il testo

SUPPLICA A MARIA

Santa Madre del Nostro Signore Gesù, Regina del Santo Rosario,
noi tuoi figli ci rivolgiamo con fiducia a te, nostra Avvocata e nostra speranza.

Volgi il tuo sguardo sulla nostra diocesi, sull’Italia, sull’Europa e sul mondo.
Implora per noi misericordia dal tuo divin Figlio
e soccorrici nei mali che ci affliggono a causa di questa epidemia.

Ottienici la grazia della conversione
e liberaci da questo male che fa soffrire tante persone.

Custodisci le nostre famiglie,
specialmente gli ammalati e coloro che li stanno curando mettendo a rischio la loro vita:
i medici, il personale sanitario e i volontari.

Al tuo Cuore Immacolato affidiamo le vittime della pandemia.

Santissima Annunziata,
col tuo “sì” alla volontà del Padre ti sei unita all’opera della nostra salvezza
e Gesù nostro Redentore ti dette a noi come Madre,
riponendo nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie, cosicché niente ti nega.

Aiutaci, Dolce Madre Santa, noi confidiamo in te.
Amen.

+Vescovo Stefano

 

 

COMUNICATO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TOSCANA: CHIESE E FEDELI NEL TEMPO DELLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS

L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della C.E.I. del 12 marzo.

Ci sembra di dover raccogliere anzitutto l’invito delle Autorità pubbliche a restare in casa per quanto ci è possibile. Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga.

Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro. Anzitutto, la famiglia è come una “Chiesa domestica”, dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli: «Fate della vostra casa una Chiesa» e quelli accolsero l’invito con «acclamazioni di giubilo». Pregare in casa non deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare. Una seconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della “presenza reale” del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia. Diamo alle nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura.

In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il ruolo che le chiese hanno sempre avuto nel contesto delle città, borghi e paesi della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura delle chiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle. Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante adeguato livello sanitario (distanza tra le persone, esclusione di oggetti che possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di intervenire con frequenza con azioni di disinfezione di panche, porte, maniglie o altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostri luoghi di culto e lo sarebbe soprattutto verso i più deboli.

Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento e offrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa. Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali. In questo contesto esortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto. Il nostro pensiero va, con sentimenti di solidarietà e vicinanza, agli ammalati e alle persone e famiglie in quarantena. La fede ci invita a vedere nella loro sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamo vicini con ammirazione e gratitudine nonché con la preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e trovino convinta accoglienza nel nostro popolo.

L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera penitenziale specifica di questo tempo, un’opera di misericordia e di carità verso i più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di vita.

13 marzo 2020

I Vescovi delle Chiese della Toscana

 

20.04 Comunicato CET 4 coronavirus REV 13.03.20

Costituzione dei membri del Consiglio Diocesano “Equipe” della Caritas Diocesana

Il giorno 10 marzo 2020, S.E. Mons. Stefano Manetti, Vescovo diocesano, con Decreto costituiva membri del Consiglio Diocesano “Equipe” della Caritas Diocesana per il quadrienno 2020 – 2024:

Presidente:
– S.E. Mons. Stefano Manetti, Vescovo
Direttore:
– Faralli Giuliano
Consiglieri:
– Dominici Sabrina
– Landolfi Mario
– Mari Elisabetta
– Neri Filippo
– Rossi Gian Mario
– Sanivarapu don Pietro
L’ufficio di Segretario è affidato al Sig. Bonsi Marino

Scrive il Vescovo a fondo Decreto:

Ringrazio tutti i membri del consiglio per la disponibilità dimostrata e, invocando l’intercessione dei Santi Patroni, auguro a tutti di continuare a servire la nostra Chiesa con dedizione e generosa sollecitudine.

Nuovo Presidente di Azione Cattolica per il Triennio 2020 – 2023

Essendosi svolte regolarmente le previste procedure di designazione svoltasi in Montepulciano Stazione il 9 febbraio 2020, con il conseguente avvicendamento degli incarichi; nell’intento di promuovere maggiormente la corresponsabilità dei laici nell’azione pastorale della nostra Chiesa Locale, S.E. Mons. Stefano Manetti, Vescovo diocesano ha nominato Paolo Cencini Presidente dell’Azione Cattolica per il triennio 2020 – 2023.
Scrive il Vescovo nel Decreto di Nomina:

Sono certo che porterai avanti con responsabilità l’impegno affidatoti, lavorando per il bene dell’Associazione, in spirito di servizio e di autentica comunione ecclesiale.
Augurandoti ogni bene nel Signore, imparto a te e a tutti gli iscritti la mia benedizione.

 

Messaggio di compassione e comunione dalla diocesi di Butembo-Beni alle diocesi di Noto e di Montepulciano-Chiusi-Pienza

Il Vescovo Stefano ha ricevuto oggi una lettera dal Vescovo di Butembo-Beni, S.E. Mons. Mons. Sikuli Paluku Melchisedech. La Diocesi di Butembo-Beni è la Diocesi di cui fanno parte alcuni sacerdoti che svolgono il loro ministero sacerdotale nella nostra.
La lettera è un messaggio di compassione e comunione che Mons. Sikuli ha nei confronti delle Chiese di Montepulciani-Chiusi-Pienza e di Noto, Diocesi gemelle con quelle congolese.
Mettiamo a disposizione il carteggio di corrispondenza che è avvenuto in data odierna. e ci uniamo in comunione con questa Chiesa colpita da tanto tempo dal virus di ebola.

Lettera di S.E. Mons. Mons. Sikuli Paluku Melchisedech: SOLDARITE, COMPASSION ET COMMUNION AVEC NOTO ET CHIUSI

Traduzione butembo beni vescovo

Lettera di risposta di S.E. Mons. Stefano Manetti, Vescovo diocesano: lettera Mgr Sikuli Paluku Melchisédech