Al mattino presto le donne si recano al sepolcro portando con sé gli aromi, espressione della loro pietà. La pietà umana sul corpo torturato e ucciso di Gesù. Quanta pietà, cari fratelli e sorelle, quanta pietà si è accumulata nel nostro cuore in questo mese! Le immagini dei corpi giacenti sulle strade e tra le macerie, straziati e uccisi, che quotidianamente si sono presentate al nostro sguardo, provenienti, sì, dall’Ucraina, ma che sono uguali in ogni guerra, appartengono alla guerra come tale e vogliamo ricordare le vittime di tutte le guerre in questa notte santa.
Come le donne anche noi abbiamo gli unguenti per onorarle, sono la nostra compassione, il nostro sdegno, il nostro dolore, le nostre preghiere, le nostre azioni di accoglienza, di cura, di aiuto, di vicinanza, sono questi gli unguenti della nostra pietà verso quei corpi orribilmente sfregiati dalla ferocia demoniaca.
Guardate queste donne della scena evangelica: dove sono? Davanti al sepolcro, quando è ancora buio e tutto tace, c’è un grande silenzio perché tutto è deserto, ci sono solo loro e nessun altro, e tutto è fermo, immobile, come quella grossa pietra che ora giace in terra con tutto il suo peso.
Quanto è pesante, cari fratelli e sorelle, questa pietra che ci schianta il cuore! Siamo interiormente prostrati vedendo cosa si può commettere in una guerra. La profanazione della persona umana, che Dio ha fatto sacra! Queste donne, avete notato, una volta entrate nel sepolcro provano due sentimenti: di sgomento (il non senso) e di paura che somatizzano nella posa che assumono: “tenevano il volto chinato a terra”. La loro pietà ha dato loro tanta forza per giungere fin lì quella mattina, e tanto coraggio ma il peso che grava sul loro spirito è troppo, le fa piegare verso il basso. Il loro affetto è già una piccola luce nel buio creato dalla violenza e dalla morte, ma è un affetto ancora fragile per sopportare tutto questo. Come ci rappresenta bene il vangelo questa notte! E allora? Può un animo così piegato rialzarsi? Può un cuore afflitto riempirsi di entusiasmo? No. Non è nelle nostre forze umane.
Perciò, fratelli e sorelle, lasciamoci guidare da questa Parola evangelica, venite con me in questo piccolo percorso che il vangelo ci fa fare per darci delle risposte. La domanda di partenza è: come Dio può manifestarsi in un sepolcro deserto, buio, muto come la morte che esso custodisce? Seguiamo i suoi passi, sono i passi di Dio verso ciascuno di noi in questa notte, verso il nostro smarrimento, verso le nostre paure.
Primo passo: il corpo non c’è. l’amore delle donne le ha portate fin lì, ma un altro Amore le ha precedute, ha preso il corpo e quelle ferite che esse volevano ungere le ha risanate, anzi trasfigurate in feritoie di luce soprannaturale in un corpo vivente e glorioso.
Secondo passo: ci sono due uomini, non due angeli. Luca è l’evangelista della Chiesa missionaria, i due sono i missionari che Gesù inviava a due a due ad evangelizzare. Essi dicono: ricordatevi. Cosa? Il kerigma (Cristo doveva morire e risorgere): Cristo mi ha amato e ha dato sé stesso per me. Ricordiamoci sempre questo.
Terzo passo: le donne annunciano tutto questo agli apostoli e a tutti gli altri. Il kerigma una volta ricevuto va condiviso e così si crea la comunità. Il Risorto raduna tutti quelli che hanno accolto il kerigma, cioè il vangelo. Non c’è il Risorto dove non c’è la fraternità, l’amore vicendevole dei fratelli e delle sorelle credenti. Senza il kerigma accolto e la fraternità praticata rimane solo il freddo del sepolcro.
Quindi: accogliere il kerigma e condivederlo con gli altri. Evangelizzare non è facile. Queste parole parvero agli apostoli e agli altri un vaneggiamento. Vale la pena? Ma Pietro si alzò (anastas). E comincia a provare stupore.
Questi segni di eternità, che ci indicano sicuri il Regno di Dio che viene e progredisce non ostante le bombe e le violenze, sono fra noi. Chiediamo la grazia di saperli riconoscere perché nessuno ci trovi senza speranza.