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A SEGUITO DEL DPCM DEL 26 APRILE 2020 (RELATIVO ALLE MISURE DI CONTENIMENTO DEL CONTAGIO DA VIRUS COVID-19 NELLA FASE 2)

COMUNICATO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TOSCANA

I Vescovi della Toscana si uniscono alla Conferenza Episcopale Italiana nell’esprimere l’esigenza di poter riprendere l’azione pastorale e l’attività di culto della Chiesa, nel rispetto delle misure necessarie per il controllo del contagio, ma nella pienezza della propria autonomia.

In queste settimane anche le Chiese della Toscana non solo hanno accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni assunte per far fronte all’emergenza sanitaria, ma le hanno accolte e vissute nell’orizzonte del bene comune. Lo hanno fatto però nella consapevolezza che, come ha affermato Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica in Santa Marta lo scorso 17 aprile, “questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile”. “L’ideale della Chiesa – ci ha ricordato il Santo Padre – è sempre con il popolo e con i Sacramenti. Sempre”.

Le Diocesi toscane quindi si dicono pronte a recepire tutte le indicazioni che potranno essere fornite da specifici protocolli di sicurezza, analogamente a quanto stabilito per altri luoghi e attività, nella certezza che le ragioni economiche, culturali e sociali, in base alle quali vengono o verranno presto riaperti fabbriche, negozi e musei, parchi, ville e giardini pubblici, non possono avere una prevalenza rispetto all’esercizio della libertà religiosa, che è tra i principi fondamentali della Costituzione (come sanciscono gli artt. 2, 7 e 19) e definita dal Concordato tra Stato e Chiesa (si vedano gli artt. 1 e 2 dell’Accordo di revisione del Concordato tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede del 18 febbraio 1984).

I Vescovi toscani ricordano che, come in tutta Italia, anche nella nostra Regione la Chiesa è stata in questo tempo difficile vicina alle persone, sia con l’assistenza spirituale resa possibile dai mezzi di comunicazione, sia fornendo attraverso le parrocchie, le Caritas, le associazioni, il volontariato organizzato una serie di servizi socialmente importanti. Ritengono però che adesso, con l’apertura di una nuova fase, sia necessario consentire una più ampia partecipazione dei fedeli alla vita sacramentale che sta alla base della prossimità caritativa, assicurando la massima disponibilità, come dimostrato finora, ad attenersi con rigore alle indicazioni che saranno date perché questo possa avvenire con il massimo controllo possibile. In questo ci si fa voce anche di tante persone sole, per le quali l’espressione comunitaria della fede è urgenza esistenziale. La Chiesa ha dimostrato di saper rispettare, anche quando questo è costato pesanti rinunce, le ragioni della scienza e della politica chiamate a dare indicazioni di carattere sanitario  e sociale su come contenere il contagio. Anche chi ha responsabilità scientifiche e politiche però deve dimostrare adesso di saper rispettare le ragioni della fede e riconoscere la capacità della Chiesa di agire con matura responsabilità.

I Vescovi delle Diocesi della Toscana

20.07 Comunicato CET – fase 2 27.04.20

di Domenico Zafarana

I giovani e la carità

Mai così tanti giovani hanno collaborato con la Caritas diocesana come in questi giorni. La Caritas – felice intuizione più ecclesiale che ecclesiastica, tutta italiana – esisteva già da qualche decennio in diocesi; chi vi collaborava era soprattutto gente <di una certa età>, comunque adulta, che tanto ha dato in termini di tempo e di volontariato e, in minima parte, continua a dare nelle diverse realtà parrocchiali, producendo frutti preziosi.
Ma c’è un fenomeno che, da circa due settimane, riscontriamo a livello diocesano: la presenza di giovani e giovanissimi che, liberi da attività sportive o impegni studenteschi assillanti, stanno scoprendo o riscoprendo il gusto di correre, gratuitamente, in aiuto dei poveri. Sembra quasi che il messaggio papale ultimo della Giornata mondiale della Gioventù si sia incarnato nelle diverse associazioni giovanili: dal Magistrato delle Contrade di Montepulciano agli Scout AGESCI passando per le diverse realtà giovanili delle nostre piccole e preziose comunità cristiane. Giovani che non vogliono essere identificati se non con un gilet giallo con il logo della nostra Caritas diocesana. Giovani che non vogliono dare il proprio nome e cognome all’ingresso di ogni supermercato perché la <solidarietà> e la <gratuità> sono i loro nomi. <Queste storie vanno fatte conoscere; questi ragazzi, tutti insieme, vanno fatti conoscere alla diocesi. Bisogna raccontare quello che fanno> chiosa il neo direttore dell’organo caritativo della diocesi, Giuliano Faralli, impegnatissimo nel fare i turni, a fine giornata, degli oltre cinquanta volontari dislocati in tutti i negozi del territorio.
Storie ordinarie, storie di ragazzi che frequentano l’università o la scuola superiore. Storie di ragazzi e ragazze semplici ma profondi, che trascorrono ore ed ore in piedi pur di aiutare la gente – la nostra gente – ad andare avanti in questo periodo complesso, un periodo – come si sente dire spesso nella rinnovata sede della Caritas (quella vera, non quella di rappresentanza) – che durerà a lungo, un tempo che, adesso, è solo il principio di una crisi profonda.
<Intorno a noi, ma a volte anche dentro di noi, incontriamo realtà di morte: fisica, spirituale, emotiva, sociale. Ce ne accorgiamo o semplicemente ne subiamo le conseguenze? C’è qualcosa che possiamo fare per riportare vita?> chiede Papa Francesco nel suo ultimo messaggio ai giovani di tutti i continenti. Questi giovani, questi <eroi del quotidiano> ogni giorno, ognuno in base ai propri turni, ognuno in base ai propri impegni familiari o di studio, dona la disponibilità per qualche ora scrivendo un semplice messaggio nel gruppo WhatsApp della direzione. Poche ore dopo arriva la conferma per un servizio che si preannuncia a tratti faticoso ma comunque ricco di soddisfazione: aver contribuito nell’aiutare le oltre centocinquanta famiglie della diocesi che, in queste settimane, riescono con difficoltà a fare la spesa, complice anche una burocrazia lenta e farraginosa che non permette ai Comuni di aiutare chi realmente è nel bisogno, a causa di procedure dalle quali fuggirebbe anche un premio Nobel.
<Eroi del quotidiano>, uomini e donne del domani, giovani di oggi, ai quali vogliamo rendere omaggio perché è anche grazie a loro che la carità – nella nostra amata Chiesa diocesana – può assumere volto di carne e mani profumate di Vangelo. Quel <buon odore> di Cristo che da due millenni circa pervade il mondo in generale e questa terra di Montepulciano-Chiusi-Pienza in particolare.

Omelia domenica di Pasqua

L’orrenda Passione e morte di Nostro Signore oggi rivela il suo vero volto: è stato un immenso movimento d’amore.

Il Padre e il Figlio sono saliti sulla stessa barca dell’umanità e hanno naufragato insieme a noi: hanno conosciuto il naufragio dell’odio, della cecità della mente che scambia il benefattore per un malfattore, della sopraffazione dell’uomo sul suo prossimo, del tremendo sacrilegio: il deicidio che ha fatto avvolgere la terra di fitte tenebre e l’ha fatta scuotere con un terremoto (i cui segni si possono ancor oggi vedere a Gerusalemme, sotto il Golgota).

Ed essi sono stati con noi sempre: il Figlio non si è tirato indietro, non ha abbandonato la nave, ed è affondato con noi umanità, è morto, si è fatto nostro “consorte” ha condiviso la nostra sorte.

E il Padre? Benché non si possa attribuire a Lui il dolore che è una prerogativa umana, cosa però dovremmo pensare o immaginarci? Non è cosa da niente per un Padre lasciare il suo Figlio unigenito nelle mani dei suoi torturatori e assassini. Anche il Padre non si è tirato indietro e ha dovuto presentare il calice amaro al suo amatissimo Figlio (il suo diletto come dice nel vangelo tutte le volte che si ode la sua voce dal cielo).

Perché il suo progetto è di diventare un tutt’uno con l’umanità, unione mistica e sponsale, e se essa ha veleno mortale anche Dio, in Gesù Cristo, ne è rimasto infetto.

Tu ci ami Signore di un amore che non avevamo mai conosciuto prima, non se ne era mai sentito parlare, non si sapeva: abbiamo scoperto che il tuo amore è eterno, che niente lo può fermare e che la morte non può niente contro di esso. Anzi la morte ne è stata sopraffatta, schiantata, gettata da una parte come uno straccio: dov’è o morte il tuo pungiglione? Dov’è o morte la tua vittoria? 

L’Amore Trinitario ti ha vinta! Siano rese grazie a Dio per Gesù Cristo nostro Redentore! Continua a leggere »

Messaggio della Santa Pasqua del Vescovo Stefano

La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (Osea 2,16). Così parla il Signore al suo popolo, figurandoselo come sua sposa. Condurre nel deserto e parlare al cuore appare come un’antinomia: il primo è un luogo di solitudine, aspro, dove la vita è difficile, scomoda, financo a rischio. Il secondo è un atto di dolcezza, di intimità, di amore: come possono stare insieme? Eppure lì avviene l’incontro, lì è possibile ascoltare Dio, sentire la sua presenza, essere formati alla fede. Il deserto dove il popolo ha peregrinato a lungo è scuola di vita: insegna a vivere dell’essenziale, a non sentirsi autosufficienti ma bisognosi gli uni degli altri, a scoprire che ognuno è importante, a sentirsi comunità, a conoscere la falsità degli idoli e cosa è veramente importante. Soprattutto non è vuoto: vi è presente Dio.

Carissimi, le nostre città sono diventate deserte, silenziose, con le strade vuote e il distanziamento sociale a sigillare l’isolamento che ci prova. Anche noi siamo adesso alla dura scuola del deserto, con la possibilità però di scoprire la dolcezza di Dio che parla al cuore. Il silenzio, che in genere cerchiamo di fuggire, ci costringe adesso a guardarlo dritto in faccia, scoprendo che non è poi quel mostro che pensavamo. Esso ci permette, se lo vogliamo, di percepire più distintamente la presenza del Signore. Egli è nel silenzio e la sua voce è un sussurro di brezza leggera (1Re 19,12), che ti raggiunge quando ti metti al suo cospetto con un atto di volontà e rivolgi a Lui il tuo pensiero, o quando apri il vangelo e leggi una frase. È il primo augurio che vi rivolgo carissimi: possiate sentire la presenza di Dio nell’attuale situazione di deserto e in Lui trovare consolazione. Vi ricordate? Abbiamo iniziato la Quaresima celebrando la liturgia penitenziale diocesana con le confessioni in cattedrale, era il 1 marzo.

È stato l’ultimo momento comunitario della nostra Chiesa, poi è iniziato il digiuno eucaristico. Il virus ci ha colti mentre ci eravamo appena muniti degli strumenti spirituali necessari per intraprendere il cammino di conversione e di purificazione (le Ceneri sono state il 26 febbraio). Questo forse ci ha aiutato a non distrarci dalla fede ma piuttosto a domandarci: cosa ci vuole dire il Signore? Questa è la prima domanda che il credente si fa. La seconda è: cosa dobbiamo imparare? In mezzo a tante preoccupazioni, ognuno di fatto sta raccogliendo suggerimenti preziosi per il dopo-coronavirus, quando potremo rimodellare almeno qualcosa del nostro modo di vivere secondo quanto abbiamo visto di buono e di giusto, così da non rendere vani i sacrifici fatti. Se è vero che questo è un tempo difficile, non è certamente un tempo perso. Stiamo riscoprendo cose dimenticate eppure davvero importanti, come quelle del deserto che abbiamo ricordato.

Non ci spaventiamo e non ci abbattiamo se celebreremo il Triduo Pasquale a porte chiuse. Abbiamo pregato il Signore perché non ci faccia perire (spiritualmente) nel deserto, per via della mancanza della comunione eucaristica. Ed Egli lo farà, il suo braccio non si è accorciato (Num 11,23) e ci sosterrà con la sua grazia. State tranquilli, il Signore vi porrà nel Suo cuore e vi custodirà. Vi darà la Sua grazie e vi soccorrerà. Parlerà al vostro cuore. Da parte nostra offriamo a Lui questo sacrificio (certi che ce ne tornerà in bene) e pensiamo a coloro che sono stati particolarmente colpiti dalla sofferenza, ai tanti lutti nella nostra Italia, a chi è solo, povero, malato, scoraggiato. Ricordiamoli mentre in questi giorni guardiamo Gesù salire il Calvario e caricarsi dei nostri dolori.

Egli ha conferito alla sofferenza umana una straordinaria fecondità di bene spirituale (ci ha salvati attraverso il dolore) e perciò anche sociale, e se umanamente fatichiamo a capirne il senso, sappiamo che nella misteriosa Provvidenza di Dio dopo il Venerdì Santo nessun dolore dell’uomo sarà mai inutile, bensì seme di grazia per il maggior bene di tutti. Il peggior lutto della storia dell’umanità, la morte e sepoltura del Figlio di Dio, autore della vita e causa di tutto ciò che esiste, si è risolto nella più grande grazia che sia mai stata fatta all’umanità: la gioia eterna in Paradiso.

Per questo siamo certi che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. Cristo è Risorto! Alleluia!

+ Stefano Manetti, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza

Dal Vescovo Stefano

NORME PER LE CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA SANTA 2020. 

NORME PER LE CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA SANTA 2020. 

1.Tutte le celebrazioni della Settimana Santa si svolgeranno senza popolo e a porte chiuse.

2.Oltre al celebrante principale possono partecipare un massimo di 4 persone che faranno servizio. Nell’autocertificazione (che è obbligatoria!) per recarsi alla celebrazione si può scrivere: “comprovate esigenze lavorative”. La stessa autocertificazione deve contenere il giorno e l’ora della celebrazione, oltre che l’indirizzo della chiesa.

3.La Domenica delle Palme si usi la formula seconda. Nelle cattedrali e nelle parrocchie, verranno benedetti solo i rami di ulivo dei presenti; non vi sarà quindi alcuna forma di distribuzione dei rami benedetti.

4.La Messa del Crisma senza la comunità dei presbiteri unita al vescovo perde molto del suo senso pertanto è rimandata a data da destinarsi.

5.Gli Oli che già avete dallo scorso anno rimangono validi fino alla prossima celebrazione.

6.Confessioni. Data la difficoltà a celebrare questo sacramento, il Mercoledì Santo alle ore 18 farò in diretta tv (NTI canale 271) la celebrazione penitenziale, senza assoluzione ma con l’efficacia data dall’atto di dolore perfetto accompagnato dall’intenzione di ricevere il Sacramento della Penitenza.

[“Se si verifica l’impossibilità di accostarsi al sacramento della Penitenza, anche il votum sacramenti, ovvero, anche il solo desiderio di ricevere a suo tempo l’assoluzione sacramentale, accompagnata da una preghiera di pentimento (il Confesso a Dio onnipotente, l’Atto di dolore, l’invocazione Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di me) comporta il perdono dei peccati, anche gravi, commessi. (cfr. Concilio di Trento, Sess. XIV, Doctrina de Sacramento Paenitentiae, 4 [DH 1677]; Congregazione per la Dottrina delle Fede, Nota del 25 novembre 1989; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1451-1452)].

7.Il Giovedì Santo nella celebrazione della Messa “in coena Domini”, verrà omessa la lavanda dei piedi; al termine della Messa non ci sarà la reposizione solenne dell’Eucaristia che pertanto sarà riposta nel semplice tabernacolo privo del tradizionale addobbo di fiori (quindi niente altare della reposizione).

8.Il Venerdì Santo la decima invocazione della Preghiera universale sarà la seguente:

  1. Per i tribolati

Preghiamo, fratelli carissimi,
Dio Padre onnipotente,
perché liberi il mondo dalle sofferenze del tempo presente:
allontani la pandemia, scacci la fame,
doni la pace, estingua l’odio e la violenza,
conceda salute agli ammalati,
forza e sostegno agli operatori sanitari,
speranza e conforto alle famiglie,
salvezza eterna a coloro che sono morti.

Preghiera in silenzio;
poi il sacerdote dice:

Dio onnipotente ed eterno,
conforto di chi è nel dolore,
sostegno dei tribolati,
ascolta il grido dell’umanità sofferente:
salvaci dalle angustie presenti
e donaci di sentirci uniti a Cristo,
medico dei corpi e delle anime,
per sperimentare la consolazione promessa agli afflitti. Per Cristo nostro Signore.

9.Nell’Adorazione della Croce, ci si astiene dal baciarla, limitandosi al semplice inchino.

10.Non potranno svolgersi le tradizionali Via Crucis e altre manifestazioni di venerazione della Croce; si invitano i fedeli a pregare seguendo le trasmissioni che proporranno la Via Crucis del Santo Padre in piazza San Pietro.

11. Benedizione delle uova. Il Sabato Santo alle ore 10.00 ogni famiglia è invitata a radunarsi nella propria casa. A quell’ora io benedirò le uova in diretta facebook [https://www.facebook.com/montepulcianochiusipienza/] e youtube [https://www.youtube.com/channel/UCtLteN4mrO5C-AINESi4d2Q] e ogni papà (o, dove non c’è, ogni mamma o altra persona adulta) pronunci la benedizione sulle proprie uova tramite apposito sussidio che sarà fornito sul sito diocesano.

12.Veglia Pasquale: si ometterà l’accensione del fuoco e non si celebrerà alcun battesimo; alla benedizione dell’acqua lustrale verranno rinnovate le promesse battesimali; l’accensione del cero e l’Annuncio pasquale, la liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica si svolgeranno come disposto dal Messale Romano.

13.La Domenica di Pasqua la celebrazione della Santa Messa avverrà secondo quanto prescritto dalle norme liturgiche. Si invitano tutte le chiese a suonare a festa le campane alle ore 12.00, come segno di annuncio della vittoria di Cristo sulla morte, di speranza per uomini e donne in questo tempo di sofferenza, di comunione fra tutte le comunità e le genti di Toscana.

14.Le celebrazioni dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (Prime Comunioni e Cresime) programmate nei mesi da aprile a giugno sono rimandate a data da determinarsi.

  1. i matrimoni possono essere celebrati alla sola presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni.
  2. i battesimi possono essere celebrati alla sola presenza del celebrante, del battezzando, degli eventuali genitori, del padrino e della madrina.

Buona Settimana Santa!

Vescovo Stefano

Atti di affidamento in tutta la Diocesi

In questi giorni, in tutto il territorio diocesano, si stanno moltiplicando diversi momenti di preghiera on line e soprattutto atti di affidamento da parte delle parrocchie e degli istituti religiosi.
Ci sono stati i sindaci che sia davanti a Sant’Agnese che alla Madonna del rifugio, attraverso la loro intercessione, hanno affidato i loro comuni al Signore.
Ecco le parole di Padre Marco Baron, prima per il comune di Chianciano Terme e poi di Montepulciano:

Il Comune di Chianciano Terme si affida a s. Agnese tramite l’assessore Fabio Nardi . La nostra Santa ha usufruito delle Terme nell’estate del 1316. Vi operò diversi miracoli ed ha convertito alla vita cristiana molti giovani. Le chiediamo di ripetere quei gesti di misericordia verso il popolo chiancianese.

Stamattina attraverso il vice sindaco, Alice Raspanti, alla presenza della Comunità religiosa, il Comune di Montepulciano si è affidato alla sua Patrona San’Agnese. Invochiamo anche gli altri Patroni s. Giovanni Battista, s. Roberto Bellarmino, in questo momento così difficile.

E’ stata poi la volta del Comune di Sinalunga al Santuario della Madonna del Rifugio.
Lo stesso Comune di Sinalunga così scrive il resoconto della giornata:

Il sindaco Edo Zacchei, Padre Crisostomo, Don Tonino Savina, Don Claudio Porelli, l’assessore Gianni Bagnoli, la consigliera comunale Marcella Biribò e alcuni confratelli di Padre Crisostomo, hanno affidato la comunità di Sinalunga alla Madonna del Rifugio, patrona della Valdichiana e Avvocata dei sinalunghesi

“A Te, Maria, Madonna del Rifugio, Avvocata nostra consolatrice degli afflitti, affidiamo le lacrime, i sospiri e le speranze di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Sulle loro ferite scenda benefico il balsamo della consolazione e della speranza. Unito a quello di Gesù, il loro dolore si trasformi in strumento di redenzione. Il Tuo esempio ci guidi a fare la nostra esistenza, anche nei momenti più difficili, una continua lode dell’Amore di Dio. Rendici attenti ai bisogni degli altri, solleciti nel portare aiuto a chi soffre, capaci di accompagnare chi è solo, costruttori di speranza dove si consumano i drammi dell’uomo”.

L’atto è in due copie: una è custodita dietro l’immagine della Madonna presso il convento dei Frati, l’altro presso la sala consiglio comunale. L’atto di affidamento alla Madonna del Rifugio è un fatto storico per tutto il nostro territorio, l’ultimo è stato fatto durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.

Gli stessi frati di Sinalunga hanno poi organizzato una piccola processione con l’Immagine della Madonna del rifugio nella zona limitrofa al Santuario per chiedere la protezione di tutta la città di Sinalunga e della Valdichiana di cui la Madonna è patrona. Ecco l’invito che aveva fatto Padre Crisostomo:

Abbiamo ricevuto il permesso, in via eccezionale (ringraziamo le autorità competenti), per organizzare la piccola processione con l’Immagine della Madonna nella zona dei Frati per chiedere la protezione di tutta la città di Sinalunga e di tutta la Valdichiana di cui protettrice è la nostra Madonna. La processione si terrà oggi alle ore 15:00, SENZA ASSEMBRAMENTI. La Madonna sarà portata da noi frati in macchina e ci fermeremo in vari posti per dare la benedizione. Vi chiediamo di accompagnarci con la recita della coroncina della Divina Misericordia – chiedendo che la nostra Madre celeste supplichi la misericordia per tutti noi e allontani pandemia. Preghiamo anche per le vittime, per le famiglie che non possono salutare i loro cari e per tutto il personale medico, personale sanitario, volontari e tutte le autorità.

 

Anche nella Parrocchia della Collegiata si è assistito a un momento dio particolare intensità quando sul Portone della Collegiata è stato esposto il Santissimo Sacramento per un momento di adorazione offerto a tutta la Parrocchia.

Chi, poi, come don Giampaolo ha percorso tutto il territorio della sua Parrocchia ad Abbadia San Salvatore mandando questo messaggio ai suoi parrocchiani:

Cara Abbadia, questa mattina dalle 5:45 alle 7 sono passato, mentre ancora tutto dormiva, con il Crocifisso per tutte le nostre strade.
Ho benedetto voi, le nostre famiglie, le nostre case e le nostre strade.
Ora sono contento, non vi manca la benedizione pasquale!
Ora benedite me.
Vi voglio bene e sto accanto a ciascuno di voi.
P. S. Questo è il Crocifisso con cui sono passato sarà il simbolo contro il virus che ci ha assalito e noi non gliela daremo vinta!

 

Infine i parroci di Montepulciano e Torrita hanno affidato rispettivamente le loro parrocchie alla Benedizione del Signore. Don Domenico e Padre Marco dal Piazzale di Sant’Agnese invitando i parrocchiani a questo momento:

Domenica 29 marzo – al termine della celebrazione domenicale delle ore 11.00 – padre Marco e don Domenico, parroci della città di Montepulciano, doneranno la Benedizione Eucaristica dalla piazza antistante il Santuario di Sant’Agnese con un pensiero particolare per gli ammalati, per le famiglie della città, per chi amministra la cosa pubblica, per chi lavora nei supermercati, per chi assicura il decoro e la pulizia, per le forze dell’ordine e per il personale medico e sanitario. Vi invitiamo ad unirvi spiritualmente in preghiera ai vostri sacerdoti perché Cristo doni a tutta la sua forza e la sua consolazione.

e continua Padre Marco a chiosa di questo particolare momento, “In quel momento ho portato tutti e tutto davanti a Dio. Il Creatore si è lasciato baciare dal sole in segno di pace per asciugare le nostre lacrime”.

Don Andrea invitava i suoi parrocchiani di Torrita e Montefollonico attraverso l’amministrazione comunale, con queste parole:

“Carissimi parrocchiani, oggi, domenica 29 marzo, nel tardo pomeriggio passerò a benedire con il SS.Sacramento tutti gli abitanti di Torrita di Siena e Montefollonico. Sarà con me il nostro Sindaco in rappresentanza di tutta la popolazione. Uscirò dalla Collegiata alle ore 17.30, al suono delle campane. La prima benedizione sarà in piazza Matteotti, la seconda davanti alla chiesa della Madonna delle Fonti, la terza alle case popolari, la quarta, al suono delle campane, sul sagrato della chiesa di Nostra Signora del Rosario alla Stazione, la quinta al Capannone, la sesta alla Madonnina di Refenero, la settima a Ciliano, l’ottava alla Madonnina del Cavone, la nona a Montefollonico davanti alla chiesa della Compagnia, la decima e ultima, al suono delle campane, sul sagrato della Pieve di San Leonardo. Unitevi spiritualmente *DA CASA*. A tutti un caro saluto e un ricordo nella preghiera. Don Andrea”

 

 

La preghiera del Santo Rosario con il Vescovo Stefano continua tutte le sere

Per favorire la comunione tra i fedeli nella preghiera, nella Diocesi, il Vescovo ha deciso di continuare la preghiera del Santo Rosario anche dopo la Novena. Ogni sera,  per tutto il tempo dell’emergenza sanitaria continuiamo a pregare  il Santo Rosario  con il nostro Vescovo in diretta dalla Cappella del Palazzo Vescovile alle ore 21.00
Al suono delle campane, potrai seguire e unirti spiritualmente alla preghiera attraverso pagina Facebook della  nostra Diocesi

Segui da qui:  https://www.facebook.com/montepulcianochiusipienza/

 

Preghiera del Vescovo Stefano per il digiuno eucaristico

Dunque non si potrà celebrare la Pasqua nel modo solito, cioè comunitariamente nelle nostre chiese.    

Quando cominciò ad affacciarsi questa probabilità, dopo il decreto ministeriale dell’8 marzo, provammo un certo sgomento e speravamo non si verificasse. Ed invece è proprio così, il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti di questa settimana lo conferma. È appunto all’8 marzo che risale la nostra ultima partecipazione alla Messa e alla comunione eucaristica e ci sembra già un’eternità. Questa situazione è stata accettata dalla Chiesa italiana “in forza della tutela della salute pubblica” (Comunicato CEI del 10.03.2020) ovviamente non perché lo Stato ce lo abbia imposto ma per senso di responsabilità civile e religiosa. Lo stesso amore che l’eucarestia forma in noi, ci rende attenti del bene da fare ai nostri fratelli. Si tratta infatti di fare tutti diligentemente la propria parte perché la diffusione del virus sia contenuta entro quei limiti che permettono al nostro sistema sanitario di salvare più vite possibile, che finora erano soprattutto quelle dei più fragili, per anzianità o per condizioni di salute già compromesse, ma che adesso, con l’accelerazione del contagio in prossimità del raggiungimento del picco, sono quelle di tutti. Come sempre, la scelta di porre al primo posto gli ultimi ritorna a vantaggio di tutta la collettività.
Come vivere dunque questa situazione da cristiani? La nostra fede ne sta subendo un danno? Mi sento di dire con una certa sicurezza di no e non solo perché sta aumentando la preghiera nelle case e nelle famiglie. La fede cresce e si rafforza proprio attraverso le prove. Che però vanno vissute con fede, appunto. Aiutiamoci allora a vivere il presente con fede.
Il primo pensiero del credente è quello di vivere questa situazione come se la ricevesse dalle mani del Signore. Poi il credente può pregare così:

“Tu Signore crei la luce e formi le tenebre (Is 45,7),
tutto viene da te.
I tuoi pensieri non sono i nostri pensieri
e le tue vie non sono le nostre vie.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le tue vie sovrastano le nostre vie,
i tuoi pensieri sovrastano i nostri pensieri (Is 55,8)
e la tua Provvidenza è grande e imperscrutabile per noi.
Noi non sappiamo quale sia il nostro vero bene in ciò che ci capita,
tu invece lo sai e tutto fai per il nostro bene
al punto che
anche dal male compiuto dall’uomo
sai trarre la salvezza per noi.
Aiutaci, o Padre, a vivere questo digiuno eucaristico con la fede.
Noi ti offriamo questo sacrificio
e lo uniamo a quello del tuo Figlio,
presente proprio nella celebrazione eucaristica.
Poniamo sull’altare,
dove ogni giorno celebrano i nostri sacerdoti,
la nostra sofferenza e la nostalgia, che ci trapassa il cuore,
di quel dono incommensurabile che solo il tuo Amore poteva inventare per noi:
il Pane del cielo, Corpo e Sangue del tuo Figlio,
che noi amiamo tanto e tanto desideriamo.
Ti offriamo questo nostro dolore in riparazione per le Sante Messe vissute male,
con poca attenzione o con svogliatezza;
per le comunioni fatte non essendo ben preparati, distratti
o con l’anima priva della tua grazia a causa dei nostri peccati;
per le domeniche che non abbiamo santificato partecipando alla Messa
o per quando vi abbiamo partecipato con superficialità, arrivando tardi per la nostra pigrizia;
per quando non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso.
Perdona i nostri peccati Signore!
Noi ti offriamo questo nostro sacrificio anche perché tu aumenti il nostro desiderio di Te.
Riempici il cuore di ardente fame del Corpo del tuo Figlio
perché quando avremo superato questa prova possiamo ritornare al tuo altare con umiltà e gioia grande,
guardando l’Eucaristia con occhi nuovi e riceverla con immensa gratitudine.
Glorificheremo il tuo amore Signore!
Intanto la tua Provvidenza ci sostenga.
Come hai sostenuto l’antico popolo nel deserto per 40 anni,
così fa che non periamo spiritualmente per la mancanza del Cibo santo.
La tua mano ci può sostenere e, per la tua potenza che mai viene meno,
può distribuire la grazia necessaria alle nostre anime finché sia attraversato questo deserto.
Lo sappiamo: tu mai abbandoni il tuo popolo che ti sei acquistato col sangue del tuo Figlio.
Egli ci ha detto: Io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo (Mt 28,20).
Con Te niente temiamo, o Signore,
tu sei il nostro rifugio e la roccia della nostra salvezza (Salmo 94,1).
Tu sei Santo, Signore Dio che compi meraviglie,
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei Altissimo, Tu sei onnipotente.
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene. Amen.

+Stefano

 Decreto della Penitenzieria apostolica per l’indulgenza per i malati e per chi li assiste

Indulgenza plenaria ai fedeli malati di coronavirus, nonché agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che a qualsivoglia titolo, anche con la preghiera, si prendono cura di essi. Lo stabilisce un Decreto della Penitenzieria apostolica pubblicato oggi e firmato dal cardinale penitenziere Mauro Piacenza e dal reggente, monsignor Krzysztof Nykiel.

Con una nota che accompagna il Decreto, la Penitenzieria inoltre stabilisce che nell’attuale contingenza, per “la gravità delle attuali circostanze” e “soprattutto nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico e fino a quando il fenomeno non rientrerà”, ricorre la possibilità di impartire “l’assoluzione collettiva”, cioè “a più fedeli insieme”, “senza la previa confessione individuale”. Fermo restando che deve essere il vescovo diocesano a specificare l’applicazione di questa modalità straordinaria di celebrare il sacramento della penitenza che è possibile utilizzare in caso di “imminente pericolo di morte” oppure, appunto, “per grave necessità”.

Nel Decreto si concede l’Indulgenza plenaria “ai fedeli affetti da coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile”.

Alle stesse condizioni l’Indulgenza plenaria potrà essere ottenuta anche dagli operatori sanitari, dai familiari e da quanti, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus.

La Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede alle medesime condizioni l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, “anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé”.

L’Indulgenza plenaria infine, stabilisce il Decreto, può essere ottenuta anche dal fedele che in punto di morte si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi e del Viatico, “purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente nella vita qualche preghiera”. In questo caso “è raccomandabile l’uso del crocifisso o della croce”.

Per quanto riguarda l’assoluzione collettiva – spiega la Nota della Penitenzieria – nel caso vi fosse “la necessità improvvisa” di impartirla “il sacerdote è tenuto a preavvertire, entro i limiti del possibile, il vescovo diocesano o, se non potesse, ad informarlo quanto prima”. Spetta comunque al vescovo diocesano “determinare, nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico, i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l’assoluzione collettiva: ad esempio all’ingresso dei reparti ospedalieri, ove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l’assoluzione sia udita”.

La Nota poi sottolinea che nella presente “emergenza pandemica”, spetta sempre al vescovo diocesano “indicare a sacerdoti e penitenti le prudenti attenzioni da adottare nella celebrazione individuale della riconciliazione sacramentale, quali la celebrazione in luogo areato esterno al confessionale, l’adozione di una distanza conveniente, il ricorso a mascherine protettive, ferma restando l’assoluta attenzione alla salvaguardia del sigillo sacramentale ed alla necessaria discrezione”.

La Penitenzieria suggerisce inoltre di valutare “la necessità e l’opportunità di costituire, laddove necessario, in accordo con le autorità sanitarie, gruppi di ‘cappellani ospedalieri straordinari’, anche su base volontaria e nel rispetto delle norme di tutela dal contagio, per garantire la necessaria assistenza spirituale ai malati e ai morenti”.

Laddove infine “i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali”, come indicato dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1452)”.

A questa precisa disposizione del Catechismo ha fatto riferimento Papa Francesco nella Messa mattutina a Santa Marta. “È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti – ha spiegato il Pontefice – parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: ‘Signore ho combinato questo, questo, questo… Scusami’, e chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’Atto di Dolore e promettigli: ‘Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso’. E subito, tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il Catechismo, al perdono di Dio senza avere alla mano un sacerdote. Pensate voi: è il momento! E questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un Atto di Dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve”.

Scarica il Decreto
Decreto della Penitenzieria Apostolica circa la concessione di speciali Indulgenze ai fedeli nell’attuale situazione di pandemia

Il servizio “te lo portiamo noi” - lo 0578 712227

Attivato lo sportello telematico del Comune di Montepulciano per famiglie e singoli: “Un aiuto a casa”

Riceviamo e condividiamo con piacere l’iniziativa del COMUNE DI MONTEPULCIANO che ha attivato uno sportello telematico per famiglie e singoli che non possono sopperire alle loro necessità quotidiane per problemi indirettamente legati all’epidemia da Covid-19 “Un aiuto a casa”: un protocollo d’intesa tra Comune di Montepulciano  e alcune associazioni di volontariato per un concreto supporto  a persone in difficoltà a causa dell’epidemia da Coronavirus

Nell’ultima giunta comunale che, seguendo le indicazioni dei vari DPCM, si è svolta in parte in videoconferenza, è stato deliberato un protocollo d’intesa tra il Comune di Montepulciano e alcune associazioni di volontariato del territorio. Il protocollo, dal nome particolarmente eloquente, “Te lo portiamo noi”, vede l’attuazione di un accordo mirato a dare supporto a quelle persone che, a causa dell’epidemia da Coronavirus, pur non essendo in quarantena o in isolamento, versano comunque in uno stato di difficoltà per il fatto che sono anziane o malate e che non possono uscire per fare la spesa, procurarsi medicinali e acquistare generi di prima necessità. Molte di queste, poi, non possono neanche ricevere assistenza da amici o familiari che sono a loro volta malati, o in isolamento, o in quarantena.

Il protocollo, quindi, non è in sovrapposizione con l’operato della Protezione Civile, che è concentrato nel sostegno a persone in quarantena, ma si rivolge a fasce di cittadinanza che in questo momento sono particolarmente deboli e non in grado di sopperire a certe normalissime attività della loro quotidianità.

“Le associazioni che, malgrado il divenire concitato della situazione, hanno entusiasticamente e in tempi brevissimi aderito alla richiesta di collaborazione del Comune” – dice Emiliano Migliorucci, assessore alle Politiche Sociali del Comune – “sono La Croce Rossa Italiana, la Fratellanza di Misericordia di Acquaviva, la Pia Arciconfraternita di Misericordia di Montepulciano e la Vigilanza Civile Ambientale di Acquaviva. A loro va il nostro ringraziamento, al quale sono certo che si unisca quello dell’intera comunità poliziana.”

A questo progetto, pur in un momento di difficoltà operativa e incertezza finanziaria, il Comune ha destinato risorse proprie creando un apposito fondo di bilancio a copertura delle spese vive di quelle associazioni che hanno dato la loro disponibilità. Il Comune svolgerà anche funzioni operative di raccordo rispondendo alle chiamate e gestendo le prenotazioni che dovranno essere fatte al numero dedicato al servizio “te lo portiamo noi” – lo 0578 712227.

Il numero è attivo dalle 9:00 alle 13:00, dal lunedì al venerdì; le richieste che saranno pervenute entro le 11:00 saranno evase possibilmente in giornata, quelle che arriveranno in orario successivo saranno evase il giorno seguente. Si sottolinea che i cittadini che potranno rivolgersi al servizio dovranno essere effettivamente in uno stato di necessità, che non è legato a fattori economici, ma ad altri riferibili, come sopra detto, alla impossibilità di uscire di casa e di avere qualcuno che possa farlo per loro.

“Ancora una volta” – così Michele Angiolini, sindaco di Montepulciano – “le nostre associazioni si rivelano preziose e necessarie per alleviare le difficoltà di molti cittadini aiutandoci in un servizio che solo apparentemente è secondario, ma che invece è fondamentale per garantire una qualità della vita accettabile a persone e famiglie colpite, seppure in modo indiretto, da questa epidemia che sta sconvolgendo la nostra quotidianità e i nostri rapporti sociali”.

La Supplica a Maria del Vescovo Stefano per la Novena

In questi giorni di Novena per l’Annunciazione, alla fine del Rosario che facciamo «per rivolgerci con fiducia alla nostra Madre celeste, la Beata vergine Maria, perché ci ottenga con la sua intercessione presso il Figlio suo, l’abbreviamento del tempo della prova», il Vescovo Stefano ha composto una Supplica che rivolgiamo coralmente a Maria, Regina del Santo Rosario
Ecco il testo

SUPPLICA A MARIA

Santa Madre del Nostro Signore Gesù, Regina del Santo Rosario,
noi tuoi figli ci rivolgiamo con fiducia a te, nostra Avvocata e nostra speranza.

Volgi il tuo sguardo sulla nostra diocesi, sull’Italia, sull’Europa e sul mondo.
Implora per noi misericordia dal tuo divin Figlio
e soccorrici nei mali che ci affliggono a causa di questa epidemia.

Ottienici la grazia della conversione
e liberaci da questo male che fa soffrire tante persone.

Custodisci le nostre famiglie,
specialmente gli ammalati e coloro che li stanno curando mettendo a rischio la loro vita:
i medici, il personale sanitario e i volontari.

Al tuo Cuore Immacolato affidiamo le vittime della pandemia.

Santissima Annunziata,
col tuo “sì” alla volontà del Padre ti sei unita all’opera della nostra salvezza
e Gesù nostro Redentore ti dette a noi come Madre,
riponendo nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie, cosicché niente ti nega.

Aiutaci, Dolce Madre Santa, noi confidiamo in te.
Amen.

+Vescovo Stefano

 

 

COMUNICATO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TOSCANA: CHIESE E FEDELI NEL TEMPO DELLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS

L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della C.E.I. del 12 marzo.

Ci sembra di dover raccogliere anzitutto l’invito delle Autorità pubbliche a restare in casa per quanto ci è possibile. Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga.

Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro. Anzitutto, la famiglia è come una “Chiesa domestica”, dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli: «Fate della vostra casa una Chiesa» e quelli accolsero l’invito con «acclamazioni di giubilo». Pregare in casa non deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare. Una seconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della “presenza reale” del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia. Diamo alle nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura.

In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il ruolo che le chiese hanno sempre avuto nel contesto delle città, borghi e paesi della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura delle chiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle. Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante adeguato livello sanitario (distanza tra le persone, esclusione di oggetti che possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di intervenire con frequenza con azioni di disinfezione di panche, porte, maniglie o altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostri luoghi di culto e lo sarebbe soprattutto verso i più deboli.

Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento e offrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa. Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali. In questo contesto esortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto. Il nostro pensiero va, con sentimenti di solidarietà e vicinanza, agli ammalati e alle persone e famiglie in quarantena. La fede ci invita a vedere nella loro sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamo vicini con ammirazione e gratitudine nonché con la preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e trovino convinta accoglienza nel nostro popolo.

L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera penitenziale specifica di questo tempo, un’opera di misericordia e di carità verso i più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di vita.

13 marzo 2020

I Vescovi delle Chiese della Toscana

 

20.04 Comunicato CET 4 coronavirus REV 13.03.20

Messaggio di compassione e comunione dalla diocesi di Butembo-Beni alle diocesi di Noto e di Montepulciano-Chiusi-Pienza

Il Vescovo Stefano ha ricevuto oggi una lettera dal Vescovo di Butembo-Beni, S.E. Mons. Mons. Sikuli Paluku Melchisedech. La Diocesi di Butembo-Beni è la Diocesi di cui fanno parte alcuni sacerdoti che svolgono il loro ministero sacerdotale nella nostra.
La lettera è un messaggio di compassione e comunione che Mons. Sikuli ha nei confronti delle Chiese di Montepulciani-Chiusi-Pienza e di Noto, Diocesi gemelle con quelle congolese.
Mettiamo a disposizione il carteggio di corrispondenza che è avvenuto in data odierna. e ci uniamo in comunione con questa Chiesa colpita da tanto tempo dal virus di ebola.

Lettera di S.E. Mons. Mons. Sikuli Paluku Melchisedech: SOLDARITE, COMPASSION ET COMMUNION AVEC NOTO ET CHIUSI

Traduzione butembo beni vescovo

Lettera di risposta di S.E. Mons. Stefano Manetti, Vescovo diocesano: lettera Mgr Sikuli Paluku Melchisédech

Comunicato dei Vescovi della Toscana del 9 marzo 2020

Il Vescovo Stefano ha reso noto ai sacerdoti il nuovo Comunicato della CET uscito dalla Riunione di oggi all’Eremo di Firenze.
Queste le indicazioni pratiche che ci interessano, con la possibilità di scaricare il documento integrale a fondo articolo.

1. La celebrazione della Messa con il popolo è sospesa come anche ogni altra funzione liturgica pubblica, sia in luoghi chiusi che aperti.
2. Per le esequie: il feretro non può entrare in chiesa. Si può, e quindi si deve, benedirlo nella casa o all’ospedale, accompagnarlo al cimitero e benedire come previsto nei libri liturgici.
3. Celebrate l’Eucaristia ogni giorno senza popolo mantenendo però il suono delle campane così che i fedeli si possano unire spiritualmente a voi. La presenza del sacrificio di Cristo nel territorio è una potenza di grazia.
4. Esortate alla recita del Rosario, alla lettura e alla meditazione della Sacra Scrittura, alla preghiera, come pure a soccorrere con carità le persone più fragili e sole.

Sia questo tempo “strano” una occasione anche per noi di maggiore preghiera, lettura e meditazione. Ben sappiamo come il Signore sappia trarre il bene anche dal male. Restiamo uniti nella preghiera. Vescovo Stefano

Scarica qui il documento integrale: Comunicato CET 9 marzo 2020 DEF

Santa Messa in diretta da Chiusi su NTI per l’apertura straordinaria dell’urna di Santa Mustiola contro l’epidemia

La comunità cristiana di Chiusi città domenica 8 marzo ha deciso di aprire l’urna della patrona Santa Mustiola.  La Santa Messa delle ore 11.00, sarà presieduta dal Vescovo Stefano e verrà trasmessa in diretta da NTI sul Canale 271. Alla fine della celebrazione si chiederà l’intercessione della Patrona perché il Signore ci liberi da tutti i mali e in modo particolare dall’attuale epidemia.

Emergenza Corona virus

Dal Vescovo Stefano
In conseguenza del Decreto del Presidente del Consiglio il catechismo è sospeso in tutta la diocesi fino alla riapertura delle scuole.

Per altre indicazioni attendiamo il comunicato CEI di domani.
Il Vescovo Stefano

 

Sussidio per il Santo Rosario del 19 marzo 2020

+++ ULTIM’ORA +++
Questa sera, alle 21.00, il Santo Padre su Tv2000 aprirà il Rosario, promosso dai Vescovi italiani, con un videomessaggio in cui invita tutti a rivolgersi al Signore, perché custodisca in modo speciale ogni famiglia, particolarmente gli ammalati e le persone che se ne stanno prendendo cura. Ecco un passaggio delle parole del Papa:
 
“Questa sera preghiamo uniti, affidandoci all’intercessione di San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia, Custode di ogni nostra famiglia. Anche il falegname di Nazareth ha conosciuto la precarietà e l’amarezza, la preoccupazione per il domani; ma ha saputo camminare al buio di certi momenti, lasciandosi guidare sempre senza riserve dalla volontà di Dio”.
 
La preghiera del Rosario verrà trasmessa da Tv2000 e distribuita anche attraverso i canali di Vatican Media.
 
Per questo motivo ci uniamo come diocesi nella preghiera in unione con la Chiesa Universale attraverso Sat 2000 Canale 28 e i canali Vatican Media. La Novena in Cappella non ci sarà, il Vescovo Stefano farà un breve collegamento in diretta, prima delle 21.00, per unirsi e invitare alla preghiera.

 

In questo momento di emergenza sanitaria, la Chiesa italiana prega e invita a pregare per tutto il Paese.
Lo facciamo in questo giorno dedicato alla festa di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, patrono della Chiesa universale, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario.
Contempliamo i Misteri della Luce per vivere questa preghiera come «vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria» (San Giovanni Paolo II).
In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è «la luce del mondo» (Gv 8, 12) e noi vogliamo
seguirlo, come discepoli, sapendo che chi lo segue «non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
In questo tempo di mestizia, di sofferenza e di incertezza, desideriamo contemplare il Volto luminoso e trasfigurato di Cristo, affinché disperda, insieme al
peccato, le tenebre del contagio e della morte.
Al suo Volto e al suo Cuore ci conduce Maria, Madre di Dio, salute degli infermi, alla quale ci rivolgiamo con la preghiera del Rosario, sotto lo sguardo amorevole di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia e delle nostre famiglie.
Ci lasciamo accompagnare anche dalla testimonianza di San Francesco di Assisi e dalle orazioni di Santa Caterina da Siena, patroni d’Italia, esempi di vita luminosa e nostri intercessori.
Un semplice segno manifesta la nostra comunione in questo tempo di preghiera: alle finestre delle nostre case, questa sera, abbiamo esposto un piccolo drappo bianco o una candela accesa, segni della speranza e della luce della fede. Dalle nostre abitazioni si eleva al Padre la supplica dei suoi figli, affinché il Signore, buono e misericordioso, dia la forza del suo Spirito ai medici e agli operatori sanitari, illumini i ricercatori, guidi i governanti, infonda vigore ai corpi degli anziani e dei bambini, allontani la paura, doni a tutti la consolazione del suo Figlio Gesù.

 

Sussidio per il Santo Rosario del 19 marzo 2020 (1)