MONTEPULCIANO, IL BRAVIO DELLE BOTTI. UNA STORIA CHE DURA DA 51 ANNI

In occasione del Bravio delle botti di Montepulciano che si terrà il prossimo 31 agosto 2025 proponiamo una riflessione di Antonio Garosi pubblicata sull’Araldo Poliziano:

Questa è la storia di un parroco e di una data. Il parroco in questione è Don Marcello Del Balio: impegnato nel sociale, molti lo ricordano per le lezioni pomeridiane offerte ai bambini che avevano un’interrogazione il giorno dopo, o semplicemente bisogno di aiuto con i compiti. La data è quella del 29 settembre 1974, l’anno in cui il Bravìo delle botti ha emesso il suo primo vagito.

E dire che, in questo mezzo secolo di vita, ne sono successe di cose. Tanto che il Bravìo, oggi cinquantunenne, sembra averne preso l’esperienza: ha imparato col tempo a smussare gli spigoli (proprio come gli spingitori, quando fanno rotolare le botti, nei passaggi più stretti), lavorando sul proprio carattere per diventare sempre più accattivante agli occhi di chi lo osserva.

L’idea geniale di Don Marcello fu quella di «unire dividendo»: la città venne suddivisa in contrade, un’apparente contraddizione che, proprio per questo, rientra appieno nei canoni di un’intuizione brillante.

D’altronde, una delle frasi che ripeteva spesso ai componenti della Pro Loco dell’epoca era: «Non vorrei che succedesse come nelle città, dove non si conoscono da porta a porta», riferendosi naturalmente ai cittadini.

Questa frase è diventata un po’ il motto della manifestazione, tanto da essere riportata anche sul sito ufficiale del Magistrato delle Contrade.

L’idea favorì subito l’aggregazione tra cittadini di età e condizione sociale diverse, uniti dal desiderio di vedere primeggiare la propria contrada. E non parliamo solo della corsa con le botti, ma anche della realizzazione di bandiere, fazzoletti e persino costumi cuciti a mano, che fin dall’inizio riportavano, oltre ai colori, gli stemmi dei rioni. Non furono inventati ex novo, ma ripresi fedelmente da quelli medievali. Già allora, nel ‘300, infatti, esistevano le contrade, con funzioni legate alla cura del territorio e alla gestione dei pozzi: si può immaginare quanto fosse preziosa, allora, la risorsa acqua!

Quanto al Santo Patrono di Montepulciano, San Giovanni Decollato, allora, in suo onore, veniva disputata una corsa con i cavalli «alla lunga», che partiva cioè da fuori le mura e seguiva poi al loro interno il percorso attuale della sfida con le botti e a cui chiunque possedesse un cavallo poteva partecipare.

Proprio le botti sono un’altra trovata dell’acutissimo parroco di Santa Lucia che legò in modo indissolubile la sua invenzione con il vino Nobile di Montepulciano, prodotto principe del territorio.

I primi anni non furono facili: si discuteva su tutto, persino sui confini delle contrade e sull’appartenenza di un palazzo o di un vicolo all’una o all’altra. Momenti difficili arrivarono anche quando qualcuno pensò di imitare il Palio di Siena, esasperando eccessivamente le rivalità. Ma quando si comprese che il Bravìo non aveva bisogno di imitare nessuno, e poteva vivere di vita propria, arrivò la svolta: alla sola giornata dell’ultima domenica di agosto si affiancò un’intera settimana di feste, il corteo dei ceri, premi per le varie sfaccettature della manifestazione, senza dimenticare gli eventi promossi dalle singole contrade.

A ben vedere, sono stati utili anche litigi e contrasti: oggi tutto è regolamentato e curato nei dettagli, i dissidi sono minimi e la manifestazione è conosciuta in tutto il mondo.

Ecco, dunque, l’auspicio personale dell’autore di queste righe, per far sì che questa meravigliosa macchina possa crescere ancora: inserire nel corteo del giovedì sera una rappresentanza delle attuali frazioni. Qualcuno potrebbe obiettare che molti già partecipano, provenendo dai territori vicini. Sì, va bene, però… secondo me avere una rappresentanza ufficiale nel corteo è un’altra cosa. E contribuirebbe a rendere ancor più conosciuto e apprezzato il nostro giovane, vecchio Palio!