S.E. Manetti Stefano – Omelia per l’ordinazione presbiterale di don Davide Campeggiani

Giuseppe detto Barnaba quando giunse ad Antiochia e vide la grazia di Dio, si rallegrò

Anche noi ci rallegriamo per lo stesso motivo, il vedere la grazia di Dio che opera in te, Davide, già da tempo, fin dagli anni trascorsi nella tua parrocchia di San Pio X a Roma, nel Seminario minore romano e in quello di Firenze e tra poco mediante il gesto povero e potente della imposizione delle mani su di te, l’effusione silenziosa dello Spirito viene a crearti presbitero, assicurandoti tutti i doni soprannaturali necessari per svolgere il ministero e dei quali oggi diventi responsabile davanti a Dio e al suo popolo. Sarai così, a tua volta, capace di vedere la grazia di Dio operante nella Chiesa e nel mondo. Ovunque sarai inviato ad esercitare il ministero, troverai lo Spirito santo già presente e operante, per cui il tuo intervento sarà sempre una collaborazione consapevole e rispettosa dell’opera di Dio già in atto. Sei infatti discepolo del Signore, costituito tale dalla sua chiamata e dalla risposta del tuo sì, mettendo la tua vita nelle sue mani. Il discepolato è una condizione permanente del presbitero, un habitus che ti fa attento e pronto ad imparare (“discére”, appunto) dalla vita stessa, là dove ti condurrà il Signore. Egli ti guida (e ti forma) attraverso i fatti, le persone che incontrerai, le cose che farai. Ovunque sarai capace di cogliere i suggerimenti del Signore, tuo maestro, nella misura in cui custodirai la grazia di Dio in te. “Ognuno gode dei doni dello Spirito santo nella misura in cui serve la Chiesa” (S. Agostino). Il tuo essere al servizio del popolo di Dio è un sostegno di grazia perenne, via sicura per attraversare anche le difficoltà spirituali che si incontrano nel ministero. Anche se ti accadesse di attraversare un momento di aridità spirituale, la prontezza nel servire la comunità che ti è affidata sarà sorgente di grazia che ti mantiene unito al Signore.

Barnaba, uomo pieno di Spirito Santo e di fede, riconobbe l’opera di Dio in Antiochia.

Lo hai visto: la formazione iniziale più che darti risposte ha inteso soprattutto offrirti gli strumenti per metterti in grado di orientarti e di vivere fruttuosamente la grazia presbiterale nelle vicende, anche imprevedibili, della vita. Sempre infatti il discepolo segue il suo Signore con gli orecchi aperti, mentre nel cuore ripete: Parla Signore che il tuo servo ti ascolta! Soprattutto sarà tuo insegnante il Popolo di Dio. Da come ti guarda, da quello che ti chiede e si aspetta da te in quanto presbitero, ti farà comprendere chi sei e, nel servire con generosità, svilupperai la grazia del sacramento ricevuto assumendo gradualmente la somiglianza con Cristo, in una trasfigurazione misteriosa e reale compiuta dallo Spirito. Il seminario, lo sai, sforna prodotti semilavorati, non perfetti: la rifinitura la fa il popolo di Dio. Vivi sempre in mezzo ad esso e per esso! Tanto più che questo è il tempo del cammino sinodale, dell’ascolto dello Spirito nei piccoli gruppi, dove si prende consapevolezza dell’essere Chiesa e si sperimenta l’efficacia della grazia battesimale. Dentro questo cammino potrai comprendere al meglio il tuo presbiterato.

Barnaba esortava tutti a restare con cuore risoluto fedeli al Signore: è la pastorale ordinaria del presbitero, così preziosa e santa, e, seppur in una consuetudine priva di effetti speciali, è sempre sorprendente nei suoi frutti, spesso inaspettati. La parrocchia, non ostante la sua longevità, mantiene tuttora il suo carisma originario e costitutivo, la missionarietà, ciò per cui è nata nei primi secoli dell’era cristiana. Essa rende presente il Signore là dove vive la gente, presenza che è già santificazione del luogo e offerta del Vangelo a tutti. Quante conversioni avvengono ancora attraverso la pastorale semplice e talvolta monotona della parrocchia! Quanti percorsi di vera santificazione di fedeli laici si compiono grazie ad essa!  Il Signore ti conceda di vedere le meraviglie che la sua grazia opera nelle parrocchie.

 

Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo: lo trovò e lo condusse ad Antiòchia.

Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente.

Bella questa fraternità apostolica! E feconda! Sì, con il sacramento, tra poco, diventerai non solo presbitero ma anche presbiterio. Le mani che i tuoi confratelli imporranno su di te significano questa realtà nuova: siete diventati fratelli “carnali”. È questa una grande risorta della tua vita presbiterale: il legame sacramentale con i preti della tua diocesi, il presbiterio, appunto. Per cui lo stare insieme ad essi, anche a una semplice riunione in cui si ascolta un relatore e basta, sarà sempre un grande aiuto per comprendere te stesso. Il Signore ti vuol custodire non da solo ma insieme ai tuoi fratelli, e i fratelli, come sai, non si scelgono secondo le affinità caratteriali, ma ce li ritroviamo così come sono, eppure ci unisce un legame inscindibile.

 

Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati.

 

Questo è il tempo del kerigma che “deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale” (EG 164). Ti auguro di appassionarti alla pastorale kerigmatica, che è uno stile, una impostazione di fondo, decisamente missionaria. Essa coglie tutte le opportunità per offrire l’annuncio fondamentale, il kerigma, appunto, che è l’annunzio non di una idea e nemmeno prima di tutto di una dottrina, ma di un avvenimento: Cristo è morto e risorto per te. Se c’è la chiesa stracolma di gente accorsa per un funerale che non sa rispondere con le parole del rito, anziché intristirti, cogli l’opportunità di dare il kerigma: la sua efficacia è quella di trafiggere il cuore (come avvenne a Pentecoste Cf.: Atti 2,37) per accendervi la scintilla della fede. In tal modo manterrai vivo in te l’entusiasmo del ministero.

Dopo aver digiunato e pregato imposto loro le mani li congedarono. Infine: è la Chiesa che per opera di Dio ti ha creato sacerdote, non ti separare mai dalla Chiesa. Paolo e Barnaba andarono in missione inviati dalla comunità e, dopo tante peripezie, tornarono nella comunità da cui erano partiti. Dividersi dalla Chiesa significa dividersi da Cristo e il sale perde il sapore. Stai unito alla Chiesa sempre e comunque, e vincerai il Divisore e le sue insidie!